TELEKOMMANDO

Non vorrei essere apocalittico e non nel senso indicato sessantenni fa da Umberto Eco (ma nemmeno integrato se si può dire mi sento) nel dire che c’è in atto il tentativo di assassinare la tv. Sembra la classica nemesi che colpisce chi la fa. D’altronde negli anni 80 c’era chi cantava che il video aveva ucciso tutte le star della radio. Allora non sembra peregrina l’idea di immaginare che i nuovi media e le grandi piattaforme di contenuti audiovisivi stanno sopprimendo la creatività della tv cosiddetta generalista. Un imbuto nel qualche stanno sprofondando quasi tutti i volti noti del tubo catodico più conosciuto del mondo. Non so cosa accade dalle altri parti del pianeta. Leggo della crisi della Bbc: un esempio per i più. Ma, la decadenza la si vede solo quando è conclamata. Mai quando ha inizio. Tornando ai fatti di casa nostra: è evidente di come da qualche anno a questa parte la sperimentazione televisiva la si può scorgere solo nei palinsesti dei canali monografici appartenenti ai tasti del telecomando dal 20 in su. Togliendo da questi il trash da calcio di alcune emittenti locali. Ovviamente, ben vengano perché qualche sorriso lo lasciano per strada e tutti noi siamo pronti a raccoglierli nello sfacelo che muove questa surreale contemporaneità. Non dico di programmi, ma sto dicendo dell’intera tv e m’accorgo e lo sto facendo apposta di non parlare né di politica né dell’aggiunta di un altro puzzle di quella terza guerra mondiale a pezzi denunciata da papa Francesco. E avrei da dire. Certo che ne avrei.

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