TELEKOMMANDO

Quand la cronaca prende il sopravvento

Mi pare che la settimana appena trascorsa sia stata a esclusivo appannaggio della cronaca, poggiata al calcio. Non giocato. Ma quello destinato alla tifoseria più stolta e bieca di sempre, che di guasti a tutti i livelli e in tutti i paesi, come i fatti di Napoli, hanno mostrato. In un contesto oggettivamente difficile e non solo per l’Italia. A Napoli si incendiano auto e si devastano vetrine e arredi urbani per una partita (da parte dei tifosi dell’Eintrach Francoforte gemellati con i tifosi dell’Atalanta. Questo ad evidenziare come esistono reti europee nelle tifoserie), mentre a Parigi che da almeno 250 anni di barricate se ne intendono (ma anche a Milano non si scherzava…) la protesta è alimentata dallo sciopero dei netturbini (qui scatta il paragone tipicamente mediatico: “ma allora quanto a spazzatura nelle strade la Ville Lumiere non è poi così lontana da Roma”) e dalla proposta di innalzamento dell’età pensionabile da parte del governo transalpino. Insomma, ci sono proteste e proteste, i distinguo sono molti e di mezzo forse ci va la mancanza di giustizia sociale che a ben vedere e lo dico spicciamente perché lo spazio qui è quello che è, riguarda tutti e due gli episodi visti quasi in diretta sui canali all news. E nei contenitori pomeridiani più attrezzati (e non solo votati al gossip). Forse non sempre anche nei momenti più spiacevoli e sgradevoli la tv sa essere anche di servizio. A ricordarlo sono anche i tanti servizi, succedutisi nella ricorrenza del 16 marzo, sulla diretta più tragica degli anni ’70, quando i cronisti si riversarono in via Fani a documentare il rapimento di Aldo Moro e l’assassinio degli uomini della sua scorta da parte delle Brigate Rosse.

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