TELEKOMMANDO

Resto agganciato all’idea dell’infilmabilità della vita e della poesia di Leopardi. La visione della miniserie, Leopardi.Poeta dell’infinito, diretta da Sergio Rubini e andata in onda su Raiuno nei due giorni post Epifania, non ha fatto che confermarne l’impressione. Ad ogni modo scrivendone capisco di contraddirmi. Dunque cerco di farlo nei modi che seguono. Pertanto, non che ci siano state prove in precedenza più convincenti della versione dell’attore-regista pugliese. Qui la memoria va non solo al “Giovane favoloso” di Mario Martone (che ricordo allestì anche le Operette morali, che ibridano come mai altri prima filosofia e teatro, anticipando molto dello spettacolo contemporaneo), ma corre anche ed è forse più pertinente l’accostamento al film tv che Nelo Risi confezionò nel 1980 con “Idillio”. Lì a interpretare il contino di Recanati fu Mattia Sbragia, la cui interpretazione era aderente fisicamente all’immagine di Leopardi e in ciò operando una torsione di media, “Il giovane favoloso” ebbe come destinazione il cinema, Martone nello scegliere la compulsività attoriale di Elio Germano trovò ancor più aderenza alle afflizioni e malattie leopardiane, più che, in ordine di apparizione, l’emaciato (e quasi belloccio nella sua sfinitezza fisica) Leonardo Maltese. Dunque, un’operazione quella di Rubini che a leggere le critiche (di addetti ai lavori, social, più o meno interessanti) non ha accontentato i palati più fini, né coloro che didatticamente ne hanno rilevato errori grossolani nella datazione di poesie e avvenimenti. Ma, tenere conto che si tratta di “finzione”, no? Di esigenze drammaturgiche che rendano scorrevole una materia che stimoli ne dà molto pochi. D’altronde questa è stata la vita tutto sommato banalmente contemplativa, l’opera è tutt’altro, è gigantesca, di Leopardi. Tanto che a osservar bene, pur con tutti i difetti rilevati, è sostanzialmente una biografia per procura, tutta nella testa di Antonio Ranieri (e di Fanny Targioni Tozzetti. Dire di più della nobildonna toscana aprirebbe un altro tipo di discussione) e di fatto fermata nei “sette anni di sodalizio con Leopardi”.

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