TELEKOMMANDO

Inutile appare questa ammissione di colpa. Come se fosse una colpa vedere il Festival di Sanremo. Cosa che faccio da quando non so. Non ho mai contato gli anni, né i vincitori, tantomeno chi lo ha presentato sia in anni bui sia in anni ruggenti. Per inteso quelli più a noi vicini. Ma come si dice con piccolo vezzo snobistico che piace tanto a chi è capace di usare facili (e consunti) luoghi comuni: di sicuro lo vedo da quando avevo i calzoni corti. Se non ricordo del tutto presentatori e vincitori (ma sarà poi vero?), qualche canzone sì che mi viene in mente. Mentre delle recenti, degli ultimi cinque anni, regno incontrastato di Amadeus (e Fiorello) cui va dato il merito di aver salvato il Festival anche nel periodo pandemico, rammento solo la stupenda “Fai rumore” di Diodato e l’attuale e in gara, “Ti muovi” non è inferiore: consiglio di andare su you tube a sbirciare il videoclip. Non solo perché è legata a un fatto privato, ma perché è veramente una grande canzone, un classico già spostato nel futuro. Quel futuro che Sanremo sembra incapace di inventare e solo di subire, vista l’evoluzione (o involuzione) del palinsesto selezionato di anno in anno. Di certo, alcune cariatidi della grande canzone italiana man mano vengono eliminate. Qualcuna però ce la fa ancora e viene pure osannata nei social (ma la canzone l’avete ascoltata bene?). Mentre, la meglio gioventù d’oggi, frastornata dal velocissimo consumo commerciale di ogni cosa, viene rifornita dai talent maggiori che la tv alimenta a più non posso. Qualcuno però sa che ne uscirà a pezzi. Anche questo però è Sanremo perché Sanremo è Sanremo. E sono riuscito a non spendere nemmeno una riga sulle spicce polemiche di questi giorni. Tanto sabato notte si saprà chi ha vinto e il giorno dopo. Anzi la settimana prossima sarà ancora per un sanremo extralarge su tutti i canali Rai. Poi: l’oblio. Fino all’anno prossimo?

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