TELEKOMMANDO

Ogni giorno di più mi piace verificare come la storia italiana abbia una solidità di fatti e misfatti che hanno una propria solidità che la liquidità dei nuovi e vecchi media non riuscirà mai a scalfire. Tuttavia, ci sono ancora persone, peraltro studiosi, saggisti, professori avvedutissimi che non riescono ancora a comprendere come la trasposizione di accadimenti storici in immagini, televisivi o cinematografiche, comporti sempre e comunque una perdita o se si vuol cambiare termine, una sintesi. Tutto in funzione del mezzo. Non a caso si parla sempre prima di adattamento o trattamento portati poi direttamente in sceneggiatura a beneficio delle riprese e successivamente del montaggio e della post –produzione. Vale anche per il teatro, ma lì, prima di salire sul palco si parla di drammaturgia. Tornando invece agli adattamenti, questo si ha prima dell’uscita al cinema o della messa in onda televisiva. Mi scuso, caro lettore, con la spiccia lezioncina su come si realizza un film o una fiction. Chi sa conosce come sia lungi da me l’aura di maestrino della penna rossa e blu. Anzi. Qualcuno dirà, spero, cosa ha suscitato la mia presa di posizione? Ecco, vengo al punto: “La lunga notte – la caduta del Duce” di Giacomo Campiotti, sei episodi, andati in onda tra lunedì e mercoledì scorsi su Raiuno. È il racconto delle tre settimane che precedono e arrivano alla notte del Gran Consiglio del Fascismo del 25 luglio 1943, data in cui Mussolini venne disarcionato dalla maggior parte dei suoi stessi gerarchi, guidati da Dino Grandi e Giuseppe Bottai. Alcuni di costoro pagheranno con la vita, fucilati a Verona dagli sgherri repubblichini. Basta leggere i diari di Ciano e Bottai, lo stesso resoconto di Grandi per avere da prospettive diversi come è stata vissuta quella notte. Poteva bastare? Penso di sì. Al di là di quegli slittamenti di sceneggiatura che giocoforza devono privilegiare la possibilità che ci sia anche di mezzo il romanzo. Qui, l’intreccio di alcune storie d’amore, grandi e piccole. A cominciare dal triangolo scaleno Benito, Claretta, Rachele. O le ambiguità caratteriali dettate da opportunismi politici e da ambizioni personali di alcuni dei personaggi più in vista che hanno ruotato intorno al 25 Luglio e ai giorni e mesi successivi. Ma, a essere interessante è lo snodo della fiction che si ritrova nell’azione individuale di alcuni di questi uomini. Certo, costoro, ognuno a modo loro, hanno consegnato alla Storia un’idea di Patria. Mentre ad alcuni allora sembrò morta. Ma come un puzzle tutto da ancora ricostruire quelle idee le vediamo ancora oggi nel nostro presente.

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