TELEKOMMANDO Fiction e reality, la miscellanea di Rainvest

Le proposte del duopolio pubblico-commerciale

Sono tornate le prime fiction della nuova stagione televisiva. Sono tornate sulla Rai. Perché a colpo d’occhio sembra che il duopolio pubblico-commerciale (una volta e non ricordo da chi chiamato con utile e definitivo sincretismo Rainvest) si sia diviso non solo la capacità di sopportazione pubblicitaria, ma anche i generi dei programmi: da un lato produzione di fiction, per l’appunto, dal’altro invece sostegno con correttivi di forma (ah! Com’è bello dire bando al trash, e poi cosa succede?) a quell’idea di reality permanente inserito (mi piacerebbe dire fuso, saldato) nei palinsesti quotidiani. C’è anche un altro tipo di opportunità, che è prettamente economica, a giocare sui tavoli di due delle più grandi aziende produttrici di contenuti culturali e di intrattenimento. Con i reality il risparmio è assicurato, salvo poi spendere sui talk che mescolano informazione, politica e intrattenimento, serali e pomeridiani. Detto questo e constatando la manifesta incapacità di conduttori e autori di maneggiare il nuovo corso dei reality e dei talent–show, non è che le fiction appena buttate, La stoccata vincente con Flavio Insinna e la nuova stagione di Imma Tataranni, sostituto procuratore, fuori brillino e suscitino curiosità. Anzi, il confronto con le serie americane è impietoso. Ma è impietoso anche il confronto con le produzioni ad esempio turche. Qui, Mediaset è estremamente coraggiosa a proporle. Consiglio di recuperare in rete, per comprendere ancor di più questi passaggi, l’intervento tenuto da Carlo Freccero agli stati generali della comunicazione del Sole 24 Ore di qualche settimana fa.

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