TELEKOMMANDO Da Margherita Hack ad Alda Merini, le biografie Rai premiate dagli ascolti

La fiction che punta a costruire un nuovo immaginario nazionale

Prosegue con grandi ascolti la politica adottata dalla fiction della Rai, la cui motivazione è dettata dalla possibilità di costruire un nuovo immaginario nazionale sulla base di biografie di artisti, poeti, imprenditori che hanno fatto grande l’Italia. Idea non peregrina se non dovesse diventare una bandiera ideologica, ma solo una delle possibili biografie della nazione attraversata da una pedagogia delle immagini. La tv pedagogica spazzata dalla neotelevisione sembra con questi prodotti aver ripreso vigore e forza. L’esigenza di una nuova alfabetizzazione rabbuiata da un uso smodato e perlopiù sbagliato dei nuovi media si è fatta sempre più urgente. M’accorgo, anche con un certo stupore, che questo pensiero può apparire reazionario. Proprio per il sottoscritto che ha fatto della complessità delle visioni, cubisticamente rifratte nell’esplosione multipla degli schermi, può apparire strana. Invece, è solo un calarsi nella realtà, nel sondaggio che diventa quotidianità. Lo si vede dappertutto. Quindi tornando alle fiction: la settimana scorsa a spaccare gli ascolti era stata Margherita delle stelle sulla vita e giovinezza della celebre astrofisica Margherita Hack. Questa settimana il passaggio di testimone è avvenuto con un altro biopic dedicato stavolta a una delle più controverse e famose (in vecchiaia) poetesse italiane: Alda Merini. La regia di Roberto Faenza, cineasta di lungo corso, capace di attraversare i generi cinematografici e tv con piglio anche autoriale, consente al pubblico di entrare nel mondo poetico e interiore della Merini, non trascurando gli angoli bui (e ce ne sono stati molti a cominciare dalla permanenza in manicomio) della sua esistenza. In questo Follia d’amore è riuscita nell’intento di umanizzare la già grande (e spesso ingenua) umanità della Merini e della sua talentuosa creatività, diventata nel corso degli anni eccentricità al servizio di una poesia che non permetteva sconti. Anzi, recuperava una “melodia” (avrei dovuto scrivere: una liricità) che le neo e nuove avanguardie e sperimentalismi degli ultimi quarant’anni avevano fatto a pezzi. Non comprendendone la capacità di mutare forma e assumere pure contorni “pop”.

© RIPRODUZIONE RISERVATA