TEATRO Il “sogno civile” a occhi aperti di Giulio Cavalli e De Magistris

Al teatrino San Rocco a Lodi l’anteprima dello spettacolo che sarà a Milano dal 12 gennaio

Una “giullarata politica” che arriva dal futuro. Venticinque aprile 2045: un decreto legislativo obbliga tutti i cittadini, i partiti e le associazioni a rispettare la Costituzione. «In ufficio, nei bar, in casa, sul marciapiede, ovunque», dice Giulio Cavalli in apertura della prova generale di “Odio gli indifferenti – Che Paese saremmo se si rispettasse la Costituzione”, in scena venerdì sera nello spazio del teatrino San Rocco a Lodi grazie alla collaborazione del BarZaghi, il locale dell’omonima piazza che ha organizzato l’evento. Erano anni che l’attore, scrittore e giornalista non si esibiva nella sua città, a causa di vecchi “dissapori” che si sono come dissolti nell’abbraccio del pubblico, numeroso ed entusiasta. Il testo, seppure “in fieri”, è stato accolto da applausi convinti: Cavalli ha scritto un’opera geniale, divertente, a tratti commovente e pure ferocemente provocatoria. E la presenza sul palco di Luigi De Magistris, ex magistrato ed ex sindaco di Napoli, ha garantito ulteriore autorevolezza a un testo sì di fantasia ma che affonda le proprie radici nella realtà, tra gli articoli della legge fondamentale del nostro Stato. Una “carta” a lungo offesa, tradita, pugnalata. «La Costituzione non è un libro da tenere in biblioteca, ma il battito cardiaco di una democrazia», afferma De Magistris: per questo «devono essere processati tutti i traditori, perché fino al 2045 (la data in cui è ambientata la “giullarata”, ndr) sono stati processati quelli che l’hanno rispettata». Nell’Italia che saremmo se si rispettasse la Costituzione, i poveri, gli immigrati, i diversamente abili e gli sconfitti improvvisamente si sveglierebbero con una dignità che non avrebbero mai potuto nemmeno sognare. E chi vive di rendita perché è “figlio di…” non scamperebbe all’arresto: perché l’Articolo 1, “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”, entrerebbe finalmente in vigore, e soprattutto verrebbe applicato anche l’Articolo 4: “Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Una società in cui, nel 2045, «sarebbe tutelato il principio di uguaglianza, il principio fondamentale della Costituzione» e in cui, ironizza Cavalli, «nelle carceri finirebbero soprattutto ricchi, istruiti e con la pelle bianca, e non il 90 per cento di poveri con bassa scolarizzazione, come succede oggi». Dal 12 al 21 gennaio lo spettacolo andrà in scena al Teatro della Cooperativa di Milano: per continuare a combattere l’indifferenza (o peggio: la complicità e la connivenza) e non smettere di sognare un Paese più giusto.

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