
TEATRO Carlo Fiocchi e la “memoria di un ritorno”: il palcoscenico e le testimonianze dei sopravvissuti
Sabato in Provincia il testo di Antonella Asti sui ricordi dell’ex internato lodigiano
La memoria personale che si fa sociale e collettiva, portando sulla scena la difficile esperienza della prigionia nei lager e il non meno complesso rientro in una società civile che, almeno inizialmente, sembra non volere ascoltare le testimonianze dei sopravvissuti. Questo lo spirito del monologo teatrale “Memoria di un ritorno. L’importanza di dire no”, tratto da “Ho detto no”, testo di Antonella Asti – nipote di Carlo Fiocchi, ex internato militare lodigiano –, interpretato sabato pomeriggio nella sala dei Comuni della Provincia di Lodi da Paolo Pintabona. L’evento, ultimo atto di un dittico organizzato per il Giorno della Memoria da Comune, Provincia, Anei Lodi e Gruppo Alpini Lodi, è stato introdotto brevemente da Lorenzo Rinaldi, direttore del “Cittadino”, che ha rievocato la peculiarità dell’esperienza degli internati militari italiani, soldati che, dopo l’armistizio firmato l’8 settembre del 1943, si rifiutarono di aderire alla repubblica di Salò e furono per questo deportati nei lager senza lo status – comunque non esente da drammaticità – di prigioniero di guerra, perdendo così le garanzie previste dalla Convenzioni di Ginevra e venendo, di fatto, equiparati agli altri deportati. E tra di loro c’era, appunto, il lodigiano Carlo Fiocchi, a cui Pintabona ha prestato voce e corpo, accompagnato da Martin Leandro Palacios, video maker e assistente alla regia, e da Giuseppe Calisti Randazzo, che ha curato suoni e musiche. Questi ultimi hanno giocato un ruolo interessante e fondamentale nella rappresentazione – una scelta utilizzata, in maniera ancora più marcata, da Jonathan Glazer nella sua pellicola premio Oscar “La zona di Interesse –, rievocando, in particolare, il senso di desolazione provato da Fiocchi e dai suoi compagni di prigionia durante il viaggio verso lo Stammlager nei pressi di Norimberga dove erano stati destinati e il ritmo sinistro della vita nel campo, scandito dagli ordini in tedesco dei nazisti e dai latrati dei cani. Grande spazio, inoltre, è stato dato al momento del ritorno di Fiocchi a casa, allo stesso tempo commovente, doloroso e difficile. Importanti nella narrazione sono state le lettere che l’ex internato inviava alla famiglia, recuperate e utilizzate come materiale da Asti, presente in sala.
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