La rivincita della fiction Rai

TELEKOMMANDO

Quando tutt’intorno il mondo sembra scoppiare, la tv italiana cosa fa? Cerca di scoprire smaccatamente la propria vocazione di leggerezza e spensieratezza. Condizioni consolidate da più di vent’anni, grazie anche all’avvento della tv commerciale. Per prima quella di Berlusconi che volente o nolente ha saputo plasmare un certo pubblico, smaliziandone il gusto e appiattendone la capacità critica. Almeno così si diceva una volta. Tale giudizio non mi trova concorde. Anzi: ritengo che un certo tipo di tv berlusconiana abbia reso un servizio in più alla Rai, costringendola a ripensare completamente i suoi palinsesti che, dopo gli anni della riforma anni ’70, ha vissuto un periodo di grande risacca, risollevata solo dai programmi un po’ paludati seppur di successo di Renzo Arbore e della sua combriccola. Non pare dunque un caso che la tv pubblica riporti in tv, su Rai 5, con l’ultimo dei suoi sodali, il cantante – dj Gegè Telesforo, il più che ottantenne show -man pugliese. Ma è sul terreno delle fiction che la Rai sembra superare la concorrenza. Lo dimostrano le prime puntate della seconda stagione di Mina Settembre, l’assistente sociale napoletana, con velleità di investigatrice, uscita dalla corrosiva penna di Maurizio De Giovanni. Qui, tra amori, amorini, marginalità diffuse, tradimenti, e chi più ne ha ne metta, tutto però trattato con leggerezza, senza volgarità, sale alla ribalta la città di Napoli. Proprio Napoli sembra essere la vera protagonista della fiction. Non è una Napoli crepuscolare e manigolda. Nemmeno una Napoli che si arrangia. È una Napoli che è tutto e niente, il cui volto egoisticamente sbarazzino e corrucciato, eppure capace sempre di sorridere, è proprio quella di Mina: una Serena Rossi sempre più in parte. Efficace interprete di una donna moderna che fa della sua complessa normalità uno dei punti di forza di questo prodotto televisivo di grande impatto emotivo.

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