LA MOSTRA Un tributo a Shirin Neshat

Al Pac di Milano l’antologia Body of Evidence è un omaggio alla grande artista iraniana

Era molto attesa la mostra che fino all’8 giugno prossimo ospita, al Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano, la grande antologia Body of Evidence, curata da Diego Sileo e Beatrice Benedetti, autori anche del catalogo edito da Silvana editoriale, e dedicata all’artista iraniana, ma da tempo residente e cittadina americana Shirin Neshat. Pluripremiata e vincitrice di prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia nel 1999, tanto che quell’ormai lontano omaggio può trovare un punto di congiunzione con il presente per capacità di contenimento di tutte le tematiche che hanno reso nota la Neshat. Infatti le opere dell’artista conservano una originalissima capacità di esplorare tematiche complessi legate a potere, religione, razza e identità, interamente filtrate attraverso un uso altrettanto unico della fotografia, dei video e del cinema. Pertanto la mostra, in un labirintico allestimento che percorre trasversalmente il padiglione milanese intende dar conto di oltre trent’anni di carriera: duecento opere fotografiche, una decina di video-installazioni, provenienti dalle celeberrime collezioni del MoMA, del Guggenheim Museum e della Tate Modern. Tra queste si segnalano la serie fotografica Women of Allah, in cui i corpi femminili sono decorati con calligrafie poetiche, e la video-installazione The Fury, che anticipa il movimento Woman, Life, Freedom. Come accennato Neshat vive a New York dal 1974 e della Grande Mela ha assorbito l’effervescente creatività di una comunità artistica multiculturale e nel cui melting pot ha sviluppato una ricerca che “va oltre il tema di genere, indagando le tensioni tra appartenenza ed esilio, salute e disagio mentale, sogno e realtà”. Ecco che la sua arte assume le sembianze materiali di “un ponte tra passato e presente, Oriente e Occidente, individuo e collettività, offrendo una riflessione profonda sulla condizione umana”.

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