LA MOSTRA Parole e “sogni” di Pietro Terzini illuminano la sera nel cielo di Milano
L’artista lodigiano è protagonista (fino all’Epifania) con due sue installazioni a palazzo Lombardia
Dall’alto del Belvedere al trentanovesimo piano di palazzo Lombardia, guardano sulla Milano sottostante parlando dei sogni e della forza di volontà che consente di realizzarli. Sono le installazioni di Pietro Terzini, trentaquattrenne milanese di adozione ma nato e cresciuto a Lodi; un “creativo contemporaneo”, così suole definirsi, di grande successo, invitato dall’assessore regionale Francesca Caruso a ideare i due interventi riuniti sotto il titolo di “Sogni” che per tutto il periodo natalizio, e fino al 6 gennaio, lanceranno sulla città parole di speranza. «Questa è la terra per tutti quelli a cui sognare non basta» il messaggio scritto al neon nella prima delle due opere alla quale, nello spazio adiacente, fa riscontro l’altra con l’invito a “Non smettere mai”.
«Mi riconosco nello spirito di questa terra, che offre occasioni a tante persone che arrivano qui da tutta Italia e dal mondo per realizzare il proprio sogno» il commento dello stesso Terzini alla sua opera. Omonimo dello zio psicologo e pittore protagonista di mostre alla ex chiesa dell’Angelo, ha collaborato nel 2023 all’antologica allestita in occasione del settantesimo compleanno di Terzini senior: sua, in quella occasione, la trattazione creativa degli “involucri” di frasi di personaggi celebri. Del resto, nella sua produzione che ha conquistato non solo Instagram ma anche l’alta moda e il pubblico fuori dal mondo virtuale, la parola come elemento di linguaggio e di concetto occupa un posto di primo piano. Una prova, oltre che negli attuali lavori a Palazzo Lombardia, in quello analogo comparso nel dicembre 2022 a 106 metri di altezza sulla Torre Velasca, simbolo del centro di Milano, con la scritta luminosa a “grafia sgangherata”, divenuta una sorta di firma, “What do you really want” (Cosa vuoi veramente?), alla quale rispondevano dall’hub creativo “Spiga 26 “ le parole “The best things are not things” (Le cose migliori non sono cose).
Laureato in architettura al Politecnico, e con un master alla Bocconi, il lodigiano ha dapprima lavorato in studi di archistar internazionali e poi, per sei anni, come “head of digital” nelle società di Chiara Ferragni. La sua personalissime invenzioni hanno rapidamente conquistato il pubblico milanese, immerse come sono nelle dinamiche comunicative del nostro tempo. Un tempo interconnesso, globalizzato e consumistico, che ha nelle “griffe” sempre più presenti nel quotidiano, e capaci di promuovere prodotti e stili di vita, uno dei punti focali della sua riflessione, catturata da tanti brand famosi, che trasforma con considerazioni e aforismi packaging, sacchetti, e gli “shoppers” di una recente mostra di successo alla galleria di Glauco Cavaciuti.
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