LA MOSTRA Emilio Scanavino: luce e materia

A Milano esposte “Le Fotografie degli anni Sessanta” dell’autore

Inaugurata durante la recente e ultima edizione di Museo City Milano all’Archivio Scanavino, in Piazza Aspromonte 17, la mostra “Emilio Scanavino. Luce e materia. Fotografie degli anni Sessanta” evidenzia come il lavoro dell’artista d’origine genovese, cui l’anno passato ricorreva il centenario della nascita, non si sia solo limitato alla pittura e alla scultura, ma che accanto a una solida base teorica e intellettuale – basta osservare i libri della sua biblioteca per capire cosa leggeva e gli interessava – coltivava un estremo piacere nel fotografare. Protagonista di una delle stagioni più feconde dell’arte italiana, quella sorta all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale che si opponeva al realismo, affrontando con l’informale e i vari movimenti avanguardistici come lo spazialismo un nuovo e inedito modo di prender di petto tematiche esistenziali e quotidiane, Scanavino trova nella fotografia un mezzo ulteriore di indagine del mondo. Sono le minuzie, i particolari, schegge e porzioni di oggetti, organici e inorganici (opposti che nella modernità si integrano nella cucitura filosofica di artificio e natura), ad attirare la sua attenzione. Esaltati da un vivido e lucidissimo bianco e nero: è la luce “usata” a delineare la matericità dell’oggetto schiacciato dalla bidimensionalità della fotografia. È questo il controcampo osservato nella sua profondità e accessibilità di sguardo. A far da cornice alla mostra sono proprio le serie dei “senza titolo”. D’altronde deve essere l’immagine stessa a indicare quale potrebbe essere per chi guarda l’indirizzo sul quale poggiare la propria riflessione. L’obiettivo dell’artista, estensione e esaltazione del suo occhio serve solo (e non solo) a “catturare la vita”. Ovviamente a osservazione ribaltata non si può non notare l’eccesso di compiacimento che vi è tra l’artista e il mezzo fotografico. D’altronde tra l’arte e la fotografia il rapporto indagato su più fronti non è stato mai pacifico. Tuttavia una complicità di comprensione esiste: sia lo Scanavino artista sia lo Scanavino fotografo parlano la medesima lingua. Ad accompagnare la mostra visitabile fino al 23 aprile (ingresso libero su prenotazione inviando mail a [email protected]) il libro-catalogo bilingue “Emilio Scanavino. Genesi delle forme” di Cristina Casero e Elisabetta Longari , già edito da Magonza nel 2019 in occasione di una precedente allestimento tenuto a Parma.

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