Il ruolo smarrito della televisione

TELEKOMMANDO

In questi ultimi due anni e mezzo, quasi tre, le urgenze climatiche e la crisi sanitaria pandemica si sono come dire avviluppate in modo quasi inestricabile con le altre crisi del nostro tempo. Crisi economica, sociale, morale acuite dall’esplosione folle della guerra russo-ucraina, ormai diventata a tutti gli effetti, anche se si tende a nascondere l’orrore nei propri caldi deschi familiari, una guerra mondiale e non più a pezzi come ogni giorno ci ricorda l’amato Papa Francesco. La mente più lucida del pianeta. Questo fino a quando? Con l’inverno – spero non “nucleare” - a bussare alle porte, tanto per rispolverare un libro da poco rieditato di Moravia, ma per il periodo varrebbe la pena rileggere anche gli scritti di metà anni settanta su letteratura e disarmo di un insospettabile e misconosciuto oggi Cassola. Di tutto ciò la tv italiana, da sempre laboratorio e apripista di idee, sembra non accorgersene, se non in paludati programmi mandati in onda a orari antelucani e difficilmente recuperabili. Sebbene ci siano le piattaforme pubbliche on line come possibilità di recupero. D’altronde se i talk d’approfondimento, soprattutto su La7, si ostinano a cercare, invece di proporre nuove idee a soluzioni inedite, le ragioni di una sconfitta di un partito, di una parte politica che fa della debacle sempre e comunque un esercizio di potere, vuol dire che non si è capito proprio niente - e questo è sintomatico di un certo cascame duro a crollare egemonico – culturale, sconfitto ripetutamente dalle consultazioni elettorali, ma che ha strette a sé le opzioni di essere allo stesso tempo forza di governo e (talvolta, secondo opportunità) di lotta. In soldoni spicci è quello che a Roma si dice “nun ce vojono stà” . Ah gli intellettuali della ZTL cosa insegnano ed infatti, andando sul particolare, bisogna per forza ascoltare Alfonso Signorini che parla di malattia mentale (il caso dell’ex conduttore Marco Bellavia al GFVip) e rivendica il ruolo sociale del suo reality?

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