Oggi il rientro dei 300 giovani lodigiani da Cracovia

Bandiere da 187 paesi, un milione e mezzo di giovani radunati nell’immensa spianata del Campus Misericordiae alle porte di Cracovia. Un’immagine impossibile da tradurre in parole, un’esperienza - quella della Giornata mondiale della gioventù - da vivere in prima persona per poter essere compresa fino in fondo. I momenti clou della manifestazione si sono concentrati proprio in questo fine settimana, con la veglia di preghiera di sabato sera e la grande messa conclusiva di ieri mattina.

I lodigiani, oltre trecento, accompagnati dal vescovo Maurizio Malvestiti e dai loro sacerdoti, non sono mancati ai due appuntamenti, accampandosi fin dal pomeriggio di sabato sul prato del Campus con tende, teloni e materassini: qui infatti hanno trascorso la notte in attesa della funzione dell’indomani mattina, concelebrata dal vescovo e da una ventina di presbiteri della nostra diocesi.

«Ho visto i ragazzi molto raccolti nel momento della preghiera - spiega don Enrico Bastia, direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile, che in questo momento è a Cracovia -. Si è creato davvero un bel clima di silenzio per cercare l’incontro con il Signore. La veglia è durata dalle 7 alle 9, poi ci siamo accampati per la notte».

Il Papa ha invitato i giovani a non cedere alla tentazione della «divano-felicità» e li ha provocati con domande incalzanti: «Volete essere addormentati e imbambolati? Che altri decidano per voi? O essere liberi e lottare per il vostro futuro?». Parole su cui hanno riflettuto in modo particolare anche i ragazzi che sabato sera, a Lodi, si sono dati appuntamento al Collegio vescovile per seguire la diretta tv dell’evento.

Nella messa di ieri il Papa è tornato sul tema della sera precedente: «La vita non va chiusa in un cassetto, davanti a Gesù non si può rimanere seduti in attesa con le braccia conserte, a Lui che ci dona la vita non si può rispondere con un pensiero o con un semplice messaggino».

Durante la cerimonia di accoglienza, primo grande bagno di folla in Polonia, il Santo Padre aveva chiesto alle nuove generazioni di non rinchiudersi in una «bolla virtuale». Un appello che ha trovato eco nella via Crucis di venerdì al parco di Blonia, quando Bergoglio ha toccato il cuore di centinaia di migliaia di persone, invocando la responsabilità di servire Gesù Crocifisso in ogni persona emarginata «chi è escluso, ha fame, ha sete, è nudo, carcerato, ammalato, disoccupato, perseguitato, profugo, migrante». Quattordici le stazioni, ciascuna abbinata a un’opera di misericordia corporale e spirituale, con la croce portata proprio dai giovani.

Terminato anche l’ultimo appuntamento, zaini in spalla, per i lodigiani è iniziato il lungo rientro a piedi dal Campus Misericordiae verso Cracovia: «Mia figlia Annalisa - racconta Alida Orsi, una mamma di Castelnuovo Bocca d’Adda - dice che piove e che hanno impiegato un’ora per percorrere due chilometri. Lei comunque è contentissima, è la sua prima Gmg».

Per la sedicenne e per i suoi compagni le opportunità di incontro e amicizia con giovani da tutto il mondo sono uno dei ricordi che rimarranno impressi, insieme alla visita ad Auschwitz e alla calda accoglienza riservata dalle famiglie di Niegović dove un primo gruppo di circa 50 pellegrini dal Lodigiano ha trovato alloggio da martedì 19 luglio, altri 250 si sono uniti da lunedì 25.

Alida confessa di essere stata in pensiero: «Dopo gli attentati di queste ultime settimane, ero preoccupata che potesse accadere qualcosa e lo stesso vale per altri genitori con cui mi sono confrontata». Adesso che ogni paura è messa da parte, si pensa al rientro in pullman. L’arrivo è previsto per oggi pomeriggio. Anche il vescovo farà ritorno in giornata, viaggiando in aereo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA