Avvento, la lettera del vescovo Maurizio

“Sui passi della fede” in cammino verso il Giubileo

Nel cuore dell’inverno, quando il gelo stringe la terra e il buio sembra avvolgere ogni angolo, sorge un momento speciale per i cristiani di tutto il mondo. L’Avvento è molto più di un conto alla rovescia verso il Natale: è un periodo di attesa e preparazione, è un viaggio interiore, un percorso di riflessione e speranza. Quale momento migliore, quindi, per presentare la nuova lettera del vescovo Maurizio, dedicata all’anno pre-giubilare che la diocesi lodigiana si appresta a vivere (il testo verrà inviato oggi, 2 dicembre, on line ai sacerdoti della diocesi, a breve sarà disponibile anche il testo cartaceo). Un anno che, in un certo senso, sarà il culmine di un viaggio cominciato con il Sinodo, proseguito con l’Anno eucaristico, e ora avviato verso l’imminente Giubileo. Il Sinodo, infatti, ha messo la comunità “insieme sulla Via”, il Congresso eucaristico ha ricordato l’importanza del Pane della Vita come sostegno imprescindibile per affrontare questo viaggio, e ora la diocesi laudense, forte di questa consapevolezza, alza gli occhi verso la meta di questo pellegrinaggio. L’unica meta è quella della santità. Scrive il vescovo Maurizio nella lettera, che parte dall’invito alla rilettura e alla meditazione della Gaudete et exsultate: «“Santo significa “separato”, distinto da tutto ciò che è terreno, umano, profano. Eppure il Santo di Dio ha scelto di abitare in mezzo al suo popolo, che partecipa così della sua santità». La santità diventa così chiave di lettura anche per questo periodo di Avvento, in cui i cristiani attendono il Natale, memoria sempre viva della scelta del Santo di Dio di farsi uomo come noi. Santità come «cammino comunitario», come indicato dal Sinodo, santità come «buona notizia per l’umanità», come compimento di un “pellegrinaggio” che vede la convergenza tra la Chiesa laudense e quella italiana, che «dopo la fase “narrativa” nella quale le singole diocesi hanno raccontato il proprio vissuto nell’ascolto reciproco, è ora nella fase “sapienziale”, di vero e proprio discernimento, prima di passare a quella “profetica”, che prevede scelte concrete da elaborare» a partire proprio dall’essenziale, dalla santità come qualità della vita spirituale.

Dal Concilio al Giubileo

Approfondire la santità significa innanzitutto comprendere che essa, «prima di essere virtù frutto del nostro impegno, è dono battesimale, insieme alle virtù teologali: fede, speranza e carità». È proprio intorno alle tre virtù che si sviluppa il percorso triennale pensato per la diocesi laudense, che ritorna alle fondamenta del Concilio Vaticano II. «Abbiamo già riservato attenzione alla prima Costituzione pastorale, la Sacrosanctum Concilium, dedicata alla liturgia durante l’anno eucaristico. Sarà la Dei Verbum, Costituzione dogmatica sulla divina rivelazione, un prezioso riferimento nella prima tappa, mentre nella seconda la Costituzione pastorale Gaudium et spes e nella terza la Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium. Le riprenderemo con l’intento di coltivare le virtù teologali». Intorno all’indicazione del Papa, che ha dato il titolo al Giubileo, si costruisce così un percorso che vede, per l’anno che inizia, il titolo “Sui passi della fede”, per il prossimo (quello giubilare) “Pellegrini di speranza”, e per il terzo “Nella carità”.

I sacramenti

Un percorso che si costruisce anche sulla riscoperta dei sacramenti, come cuore pulsante del cristianesimo, a partire dal Battesimo come fonte della fede, per evitare «il rischio di appiattire il cristianesimo a un impegno caritativo e sociale, ad una vita moralmente accettabile che, tuttavia, non sa più riconoscere la sorgente da cui scaturisce l’amore consentendo di amare come Dio ci ha amati».

I nostri santi

La lettera include un riferimento anche agli speciali anniversari di alcune delle principali figure di santi del Lodigiano: i 1650 anni dall’ordinazione episcopale di san Bassiano, gli 850 anni dalla morte del compatrono sant’Alberto e gli 800 dalla morte di san Gualtero.

La “verifica” della santità

La fede ricevuta nel Battesimo, la speranza nell’Avvento di Cristo, che contraddistingue il sottofondo inestinguibile dell’animo umano, aprono le porte alla carità: poveri e giovani sono verifica della santità, e l’opzione preferenziale per i poveri diventa addirittura «implicita nella fede cristologica». Così, la lettera del vescovo Maurizio si chiude con parole che non lasciano spazio a equivoci e chiamano ciascuno a mettersi in cammino: «La santità in atto tra noi e l’autenticità della fede possono misurarsi su tre priorità: preghiera, poveri e giovani. Ai poveri è annunciato il regno, che è la perenne e perfetta giovinezza di Dio donata alla Chiesa e all’intera umanità. Della divina giovinezza sono portatrici profetiche le nuove generazioni. Non v’è sinodalità che conduca alla santità se l’insieme ecclesiale non spalanca nella fede le porte alla preghiera, ai poveri e ai giovani. I santi furono veri adoratori in spirito e verità, poveri evangelicamente e giovani nello Spirito. Seppero, per grazia, tradurre il divino nell’umano e l’eterno nel tempo, offrendoci la garanzia che effettivamente Dio vince nei suoi Santi, perché “tutto quello che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha vinto il mondo: la nostra fede”».

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