Nuova logistica Dhl a Borgo: il territorio esce sconfitto

L’editoriale del direttore del «Cittadino» Lorenzo Rinaldi

A costo di apparire noiosi torniamo a occuparci della nuova logistica Dhl di Borgo San Giovanni, costruita in mezzo ai campi coltivati, attaccata al centro abitato. E lo facciamo con un’inchiesta a firma del nostro Andrea Bagatta, nella quale mettiamo in fila un po’ di numeri e di date, per dare un quadro più organico a una vicenda che rappresenta una sconfitta per tutti: una sconfitta per la comunità lodigiana, incapace di pianificare il proprio sviluppo in maniera intelligente; una sconfitta per la politica, che non ha saputo disegnare un futuro alternativo per i cittadini; una sconfitta per il mondo del lavoro (ad oggi non verrà creata nuova occupazione sul territorio) e una sconfitta per quanti hanno a cuore non la “decrescita felice” ma lo sviluppo sostenibile. Partiamo dalle parole della politica, che sono state tante negli ultimi giorni, da quando abbiamo segnalato un problema “evidente, grosso e giallo”. L’assessore al territorio di Regione Lombardia, già presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni (Lega), ha affermato: «Non posso ritenere questo intervento di trasformazione urbanistica un esempio positivo. Per ospitare il nuovo polo logistico si è reso necessario riconvertire 160mila metri quadrati di area agricola per una attività produttiva che, allo stato delle cose, senza nuovi posti di lavoro, non pare costituire occasione di sviluppo e ricchezza per i cittadini del Lodigiano. Per questi interventi le responsabilità devono in primis ricondursi alle pianificazioni comunali precedenti alla legge sul consumo di suolo, che devono essere ripensate».

Roberta Vallacchi, segretario provinciale del Partito democratico della provincia di Lodi, ha replicato: «A livello lodigiano la programmazione territoriale è bloccata da 12 anni perché la revisione del Ptcp adottata a inizio 2009 dall’amministrazione uscente di centrosinistra con un accordo sul contenimento del consumo di suolo è rimasta in un cassetto durante l’intero mandato successivo a guida centrodestra. Il procedimento riavviato nel 2019 è ancora in corso ma i momenti di confronto sui contenuti del nuovo Piano sono stati sin qui pochi e poco approfonditi. Vale anche la pena di ricordare che quelli erano gli anni in cui erano state annunciate dalla Provincia nuove linee guida per la “logistica buona”, quella che non avrebbe consumato territorio vergine e avrebbe portato occupazione locale, ma il recente caso di Borgo è la dimostrazione che quelle erano solo vuote promesse, perché la trasformazione dei territori agricoli sui quali ora sorge questa nuova logistica fu decisa nel 2010, senza nessun freno o tentativo di dissuasione da parte dell’amministrazione provinciale di allora».

Fin qui le parole della politica, che lasciamo ai lettori.

A noi preme evidenziare tre punti, più per il futuro che per l’immediato perché ormai a Borgo, si potrebbe dire, “i buoi sono scappati”.

Primo punto. È sotto gli occhi di tutti che con l’esplosione del commercio online, soprattutto durante la pandemia, poli logistici sono sempre più necessari. O cambiamo il nostro stile di vita oppure ne prendiamo atto. Rimane il fatto che il centro Dhl di Borgo San Giovanni, per la zona in cui è stato realizzato, risulta difficilmente accettabile, almeno secondo i canoni del buon senso.

Secondo punto. Per raggiungere il polo Dhl di Borgo (che non è prossimo al casello autostradale e nell’inchiesta lo spieghiamo bene) ad oggi è necessario percorrere la provinciale 235 e poi imboccare una strada che conduce al paese attraversando i campi, affiancata dalle rogge. Non certo un percorso agevole per centinaia di tir. Va aggiunto, a onor del vero, che c’è la previsione di una bretella, per ora tuttavia ancora sulla carta. Quando è stata progettata la logistica si è pensato al flusso di traffico che essa avrebbe generato attorno a un piccolo paese agricolo e lungo la già ipertrafficata 235?

Terzo punto. Per come stanno le cose, ad oggi Dhl non creerà nuovi posti di lavoro a Borgo ma trasferirà personale da altri poli. E dunque l’impatto occupazionale non è tale da eventualmente giustificare, seppur “turandosi il naso”, la cementificazione di ex aree agricole. E qui torniamo all’affermazione di partenza. Cosa ci insegna questa vicenda? Che la politica non ha saputo guardare al bene comune e siccome la politica non è un’entità astratta, ma è l’espressione dei cittadini, abbiamo perso tutti!

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