“Tutto esaurito” per il sindaco Ceretti

Aula stracolma per l’insediamento, è subito polemica con la Lega

Tutti in piedi (anche la Lega) per l’Inno d’Italia: inizia nel segno del tricolore il mandato amministrativo del centrosinistra guidato dal sindaco Vincenzo Ceretti. Non che le note dell’Inno di Mameli suonate in onore dei 150 anni dell’unità nazionale abbiano tolto poi mordente all’insediamento del nuovo consiglio comunale: in un’aula stracolma di pubblico, tra applausi e mugugni di insofferenza dei presenti, ieri sera il confronto tra maggioranza e minoranze è stato subito serrato, pronto a portare al confronto i diversi schieramenti fuoriusciti dal responso delle urne.

I riti dell’insediamento hanno aperto la seduta: convalida degli eletti, giuramento del sindaco, formalizzazione della giunta. Riprendendo la riflessione già espressa all’indomani della vittoria, Ceretti ha rimarcato ancora una volta il suo voler essere «sindaco di tutti».

«Dopo i momenti aspri della campagna elettorale, ora è arrivato il tempo dell’impegno al servizio della cosa pubblica, al di là delle contrapposizioni- ha detto Ceretti- Auspico che questa assemblea sappia dare un’immagine alta di sé, che faccia prevalere il senso di responsabilità e l’obiettivo comune del bene della città».

Alla Lega il compito di surriscaldare l’atmosfera: affiancato dai consiglieri Gianpiero Campagnoli e Francesco Passerini, il capogruppo del Carroccio Enrico Sansotera è entrato nel dibattito a gamba tesa, rivendicando alla Lega l’essere «il primo partito della città», costretto in minoranza da un sistema elettorale che «premia una minoranza che governa solo con il 37 per cento dei consensi, unitasi solo per fini elettorali. Voglio vedere come i cattolici potranno stare in una coalizione appoggiata da una folta rappresentanza comunista. Faremo opposizione e vi aspettiamo al varco delle scelte: Pgt, piscina coperta, Fiera, ex Clarisse, sicurezza, consulta dello straniero». Più morbido l’ex sindaco Emanuele Dossena, della minoranza Pdl-Udc: «Non vogliamo trasformare quest’aula in un ring ma in una palestra di confronti franchi ma sempre civili. Il blocco moderato Pdl-Udc si considera forza di governo solo temporaneamente di minoranza. Del resto, la vostra maggioranza è come quella di Rivivere Codogno del 1995, durata solo quindici mesi».

Della minoranza civica «Per Codogno», Rossana Vanelli ha pure lei pungolato la squadra di Ceretti, dopo i mal di pancia interni al centrosinistra seguiti alle nomine di giunta.

«Nulla è cambiato: centrodestra o centrosinistra, le spartizioni da “manuale Cencelli” restano le stesse. Aspetto di vedere il programma: se ci saranno buone idee e buoni progetti avrete il nostro voto, non così in caso contrario».

Tra le repliche della maggioranza, da segnalare l’ironia pungente di quella del consigliere Giovanni Ghilardelli: «Nel 1996 l’ex sindaco Croce vinse con il 34 per cento e il centrodestra ha poi governato per quindici anni: lo considero segno di buon auspicio. E comunque non abbiamo vinto per una manciata di voti: 900 quelli in più rispetto alla Lega».

Identiche riflessioni sono state espresse dal vicesindaco Roberto Nalbone, mentre Ceretti ha sdrammatizzato i toni: «Fanno bene le minoranze ad incalzare, è il loro ruolo. Di certo, la nostra squadra non è frutto né di equilibrismi, né di imposizioni partitiche. Il nostro punto di riferimento è il programma condiviso: su quello ci impegneremo per la città».

La seduta ha poi nominato il nuovo presidente del consiglio comunale: con i soli 12 voti della maggioranza, è stata eletta Vivianna Stroher.

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