Gli islamici: «Pregare è un diritto»

La comunità islamica rilancia sul dialogo nella disputa per un posto dove ritrovarsi e pregare: il presidente del Centro Culturale Islamico di Casale El Mourabaa Abdellah interviene «per provare a raccontare la vicenda della “moschea” di Casale da un altro punto di vista».

In conseguenza della lite tra Centro Culturale e amministrazione comunale, a fine 2010 il Consiglio di Stato nella sentenza con cui dava ragione al comune sul divieto di preghiera nel Centro in via Fugazza imponeva anche di individuare un idoneo spazio di culto. L’amministrazione lo ha fatto, scegliendo una zona alle porte di Zorlesco, ma l’area non sarà destinata agli islamici, bensì sarà comprata dal comune (per 50 mila euro) e destinata a un tempietto cattolico che un privato vuole realizzare. Sulla vicenda è intervenuta anche la comunità cattolica con una lettera del parroco don Pierluigi Leva.

Richiamando Papa Francesco e l’invito «a un dialogo fatto di mutuo rispetto», la posizione della parrocchia è che «salvaguardate tutte le leggi dell’ordinamento nazionale e locale, ogni uomo, a qualsiasi religione appartenga, possa sperimentare un diritto sacrosanto di poter pregare». Oggi è la comunità islamica a spiegare il proprio punto di vista: «A Casale non c’è mai stata nessuna moschea - scrive il presidente -. Né, a quanto mi risulti, vi è in programma di costruirne una nuova: La moschea è il sogno di ogni fedele ma il nostro sogno non può e non deve diventare un elemento di tensione nella città». Anche perché i rapporti sono già difficili: «In tanti modi l’amministrazione ha cercato di mandarci via: ordinanze, contestazioni di abusi, intimidazioni. Abbiamo sempre ricorso con l’aiuto dei nostri legali e dei nostri tecnici alla giustizia italiana e.... siamo ancora li! In questi anni per noi difficili abbiamo scelto di percorrere la strada della legalità e della trasparenza delle nostre azioni, costruendo un rapporto con le forze dell’ordine (carabinieri e polizia) fatto di rispetto delle regole e assunzione di responsabilità». Il Centro poi rivendica il merito di aver risanato un’area degradata della città (oltre via Crema, all’ex cabina Enel) e di aver proposto al comune migliorie a carico proprio per la sicurezza (telecamere nel sottopassaggio) e per il decoro (mantenimento delle aree verdi), e al contrario si dispiace delle ingenti spese legali proprie e della città di Casale, invitando al dialogo: «Crediamo di poter sperimentare insieme alla “nostra” città un percorso di dialogo affinché le diversità possano diventare ricchezza e non elemento di paura, affinché i nostri figli possano costruire insieme la società di domani». Il testo della lettera del presidente del Centro Culturale Islamico sarà pubblicato domani integralmente nella rubrica Lettere e Opinioni.

© RIPRODUZIONE RISERVATA