Un Paese marcio fino al midollo

Nel linguaggio poco fantasioso di certi politici ricorrono, con una certa frequenza, luoghi comuni estratti dalla terminologia medica. Non di rado, ad esempio, l’adozione di un contrastato provvedimento o l’introduzione di un nuovo tributo sono definite medicine amare ma necessarie. Quanto in questi giorni ampiamente dibattuto, circa gli scandali presso la Regione Lazio, ci offre lo spunto per un analogo approccio, accostando, però, quegli sciagurati accadimenti non alla semplice assunzione di un farmaco, ma alla diagnosi e all’evoluzione di un gravissimo malanno.Chi ha conoscenze minime di patologia, sa che una formazione cancerosa maligna, ha un’origine primaria. Essa si manifesta, cioè, a carico di un organo (che sia il fegato, il polmone o l’intestino) e, in assenza di un tempestivo, adeguato intervento terapeutico, le probabilità che ricompaia, in forma ancor più invasiva a carico di altri organi distanti e anatomicamente diversi, divengono elevate. E’ il ben noto e temutissimo fenomeno delle metastasi.Il devastante “tumore” che ha aggredito l’Italia, di cui si vanno ora scoprendo gli esiti micidiali, ricalca un evento metaforicamente sovrapponibile a quello appena descritto. L’identificazione del sito ov’esso abbia avuto il suo esordio, appare, tuttavia, problematica a causa dell’avanzatissimo stadio proliferativo della “malattia”.L’ipotesi siciliana di Tomasi di Lampedusa, Sciascia, Brancati, e, soprattutto, di Federico De Roberto che, in un cruciale passaggio del suo capolavoro, I Vicerè, enuncia, per bocca di uno dei protagonisti prossimo al debutto parlamentare, il celebre teorema che, fatta l’Italia, bisogna fare i “fatti propri”, necessita, forse, di una revisione.Proviamo a spiegarci meglio, pescando a caso nelle cronache di questi giorni.Un servizio televisivo riporta notizia di un signore che ha truffato l’INPS per trent’anni, fingendosi cieco. Il furbastro è risultato originario e residente in provincia di Varese, non a Castelvetrano o a Fiumefreddo.La Guardia di Finanza ha denunciato alcuni dipendenti di un pubblico ufficio che abbandonavano sistematicamente il posto di lavoro per andare a fare la spesa. Niente di più normale e dolentemente noto ad un testimone di prima mano come lo scrivente, ma, senza alcuna sorpresa ormai, il luogo del reato non è una città o un comune di vecchio stampo borbonico, ma l’austriaca Trieste.Un funzionario è stato arrestato con l’accusa di avere indebitamente assegnato appalti per decine di milioni, percependo tangenti con cifre a tanti zeri. Era un dipendente del Comune di Milano, non di Catania. Per anni, ed a ragione, gli strali dei fustigatori si sono abbattuti sulle laute “mance” percepite dai consiglieri regionali a Palazzo dei Normanni. Ora l’ennesimo episodio sulla dilapidazione di pubbliche risorse è in piena “fioritura” (ci si passi il termine tutt’altro che improprio!) anche nella Capitale e dintorni, a suon di regalìe alla plebe e baccanali per panciuti gaudenti.Quest’ultima rilevazione ci porta dritti sulle cause che hanno determinato la caduta dell’Impero Romano nel V° secolo D.C., tra le quali, prevalenti secondo gli storici, la corruzione irrefrenabile e dilagante e la dissolutezza dei costumi. E’ ben noto che una teoria si considera superata nel momento in cui nuovi riscontri sperimentali la negano anche parzialmente. Quando ciò accade è necessario procedere ad una sua modifica o ad una riedizione. Dove geograficamente collocare l’insorgenza primaria dell’odioso cancro nazionale, presenta, dunque, almeno due alternative e nulla vieta pensare che altre ne possano essere individuate a seguito delle accelerazioni impresse alla... “ricerca”Tristissima, comunque, la conclusione cui fatalmente si perviene. Il Paese, tutto il Paese, è marcio fino al midollo ed i margini di recupero sono ridottissimi, se non nulli, senza una comune, titanica e durevolmente responsabile impennata di italico orgoglio, che coinvolga, con nuove regole, le nuove generazioni e che bruci (metafora chiama metafora) le vecchie stoppie che si sono univocamente rivelate gramigna. Il risultato cui puntare è realisticamente la riduzione dell’epidemia a un livello endemico, accantonando, come velleitaria, la pretesa di completa remissione.Un, recentissimo, eloquente contributo alle “indagini cliniche” in corso, sembra conclusivamente circoscrivere ai confini nazionali il bubbone neoplastico originario: a Berlino una commissione di controllo, ha contestato ad un amministratore locale la richiesta di rimborso per l’acquisto di un mazzo di fiori (52 euro), offerto in segno di ringraziamento ad una signora che aveva reso disponibile la propria dimora per una ricorrenza di interesse cittadino. Davvero esagerati questi barbari

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