Troppi poveri, democrazie in affanno

In Europa scopriamo che disuguaglianza, clima sociale e salute della democrazia vanno di pari passo. Mentre all’Unione europea è richiesta l’assunzione di responsabilità di fronte a questioni globali che la chiamano in causa, come la formulazione di politiche economiche in tempo di crisi, la gestione dei flussi migratori e la presa di posizione nello scenario del Mediterraneo, emergono i fili scoperti di sue debolezze interne che generano insicurezza tra le persone e allontanano i cittadini dalla partecipazione alla vita pubblica.L’impotenza manifestata di fronte alle disuguaglianze genera una sfiducia nel clima sociale. Il recente rapporto Oxfam intitolato “Un’Europa per tutti non per pochi” mostra la difficoltà di affrontare i temi legati alla povertà e alla disuguaglianza. Nonostante i proclami di Europa 2020 sull’investimento in progetti di inclusione sociale: 50 milioni di persone versano in stato di deprivazione materiale grave: cioè non hanno denaro sufficiente per scaldare le proprie case o affrontare una spesa imprevista. Inoltre sono aumentati i cittadini a rischio povertà arrivati a 123 milioni nel 2014 dai 116 del 2008. Nel frattempo, evidenzia ancora il rapporto l’1% della popolazione europea raggiunge circa un terzo della ricchezza del continente.In questo contesto aumenta soprattutto la percezione delle disuguaglianze ritenute inaccettabili che spesso originano sfiducia nelle istituzioni e generano un distacco dei cittadini, che indebolisce l’autorevolezza e la forza delle decisioni di governi democratici. I dati Eurostat sul clima sociale mostrano sentimenti di disaffezione e di insoddisfazione diffuse che aleggiano tra i cittadini dei Paesi dell’Unione europea. Infatti molti europei avvertono un senso di impotenza nei confronti delle istituzioni nazionali ed europee. Inoltre in 10 anni la percentuale di persone che dichiarano di non vedere rappresentati i propri interessi sale dal 52% del 2004 al 66% del 2013. Ferisce osservare che, nello stesso lasso di tempo, il livello di insoddisfazione rilevato nei confronti del funzionamento della democrazia nell’Unione europea parte dal 35% e raggiunge il 46%. Di fronte all’incapacità di affrontare le disuguaglianze e limitare gli effetti della povertà una parte delle popolazione europea attribuisce la responsabilità a condizionamenti delle politiche generati da azioni di lobby: più del 50% di loro dichiarava che il proprio governo era dominato da interessi particolari. Opinione che si consolidava nei Paesi dove la crisi economica era più forte come Grecia, Spagna, Italia. In tutti questi Paesi il giudizio negativo superava il 60%.Il caso europeo conferma che quando la disuguaglianza si radica non solo peggiora il clima di fiducia tra persone e istituzioni, ma si incrina il rapporto tra cittadini e democrazia. Questo rende deboli i governi che diventano meno capaci di autonomia decisionale e meno incisivi nella loro azione.

© RIPRODUZIONE RISERVATA