«Non mi ha dato tempo di dimettermi»

Parla la Gargani: «Avevo deciso di andarmene»

L’ “Aventino” leghista spiegato ai cittadini, ma anche la Lega diventata di governo che deve rivendicare i risultati di quattro anni e mezzo nelle stanze dei bottoni. Su queste coordinate si è mosso venerdi sera al Centro civico di Poasco l’atteso momento in cui il Carroccio ha spiegato perchè con il sindaco Mario Dompè e chi lo sostiene non esiste più alcun margine di accordo. Tempo da lupi fuori (gli organizzatori promettono un secondo incontro a San Donato centro), trenta persone nel pubblico, neanche un consigliere o esponente Pdl ad ascoltare. Questa la sala di fronte a Marco Rondini, coordinatore di zona; Simona Gargani, assessore alla sicurezza messa alla porta giovedi scorso (il settimo assessore nel mandato); Luigi Ghilardi e Mario Vigorelli, consiglieri lumbard che nell’ultimo anno sono praticamente transitati all’opposizione. Rondini, parlamentare di riferimento, ripete la formula con la quale il nome Dompè esce dalla storia degli alleati leghisti: «Se il candidato di centrodestra in primavera sarà ancora questo la Lega al primo turno cercherà di andare al ballottaggio e se non ci dovesse andare, al secondo andrà al mare». Il modo con cui si è consumato il divorzio dal Pdl è stato clamoroso e con punte da curva sud, ma i lumbard ritengono i toni adeguati alla situazione: «Siamo un po’ andati sopra le righe, ma la protesta ci stava tutta. San Donato si è consegnata ad un pessimo Piano di governo del territorio dove qualcuno “tira le fila” dell’edilizia dietro il sindaco».

I due consiglieri Ghilardi e Vigorelli insistono sulla limpidità dell’allontanamento: «Non è nato tutto col Pgt - dicono - abbiamo rotto prima, sulla Campagnetta, sul Carte Valori, poi su cascina Ronco dove il Pdl, dopo aver proclamato che avrebbe votato i nosti due emendamenti, ha cambiato idea in aula». Adesso per i bossiani digiuno totale di giunta per sei mesi almeno. Simona Gargani traccia l’ennesimo racconto da ex assessore: «La mia intenzione sarebbe stata quella di dimettermi l’8 novembre una volta ultimata una brochure sui quattro anni di assessorato - interviene la titolare di polizia locale e protezione civile -. Personalmente ritengo che i risultati nel campo della sicurezza siano buoni, soprattutto nei primi due anni con 24 sgomberi di accampamenti abusivi in zona Poasco Chiaravalle. Abbiamo ben sfruttato il decreto Maroni sul potere dei sindaci con le ordinanze locali. La Lega però è anche argine al consumo del suolo e alla speculazione; quindi il Pgt è risultato indigesto. Io del resto già due anni fa avevo chiesto una settimana in più per approfondire il Piano; possibilità poi negata dal resto della maggioranza».

A questo punto però si è colto nell’assemblea un cambiamento di segno, con la “base” che punzecchia i rappresentanti della bandiera di Alberto Da Giussano su un nuovo slancio amministrativo: «La prossima volta che si vota dovete fare di più, altrimenti perdiamo consensi». Rondini chiede di riflettere che le cose, contro Dompè, non sono andate storte per limiti dei leghisti: «Se qualcuno domenica 30 ottobre non fosse rimasto in aula a garantire il numero legale e poi a “transitare” con la maggioranza, oggi saremmo qui a discutere di una Lega determinante». Una lunghissima parentesi è stata dedicata al mistero delle videocamere che non funzionano, con i cittadini a chiedere spiegazioni e Gargani a ribadire che il mancato collaudo è questione tecnico-burocratica e non assessorile. In ogni caso, novembre a San Donato è decisivo per tutti. Per il centrosinistra con le sue primarie e il centrodestra che dovrebbe far capire se è possibile puntare sull’attuale sindaco.

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