Non farti portare via l’acqua

Tempo di referendum, quindi tempo di democrazia, di partecipazione, di cittadinanza.Tempo di acqua, di nucleare, di legittimo impedimento.Hanno cercato in tutti i modi di scipparci della possibilità di esprimerci – l’ammissibilità del referendum sul nucleare, ad esempio, è stata decisa dalla Corte di Cassazione solo il primo di giugno, dopo che il Decreto Omnibus era intervenuto per cambiare in tutta fretta la normativa vigente – ora sarebbe un vero peccato lasciarcela scappare per pigrizia, per disinformazione o per indifferenza.In gioco ci sono la nostra sicurezza (che per una volta non ha nulla a che fare con il “problema immigrazione”), la nostra salute e la salubrità dell’ ambiente in cui viviamo e in cui vivranno le prossime generazioni, la tutela dell’ acqua come bene comune indisponibile e non mercificabile, il riconoscimento del principio secondo cui “tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge” e non legittimamente “impediti” di fronte alla legge a seconda del ruolo che ricoprono.Ciascuno di noi è chiamato ad esprimersi e io, credo, debba farlo.Per il destino della “nostra” acqua questo è un appuntamento determinante: si tratta di fermarne la privatizzazione attraverso l’ abrogazione del Decreto Ronchi nella parte (art. 23 bis) in cui impone l’affidamento ai privati della gestione del servizio idrico e di impedire loro di “fare profitti” sull’ acqua, evitando che la tariffa, pagata dai cittadini, a fronte dei consumi, sia comprensiva della remunerazione del capitale investito, come invece recita l’ art. 154 del Decreto Legislativo 152/2006, il cosiddetto Codice dell’ Ambiente.Ma se i privati non possono “approfittare” della nostra acqua, che interesse altro potrebbero avere dall’occuparsene?Le esperienze degli Ambiti Territoriali di Arezzo e di Latina, tanto per citare i precedenti più noti, dove dopo l’ affidamento ai privati le bollette sono schizzate alle stelle e il servizio è drammaticamente peggiorato, sono un monito per tutti quanti; l’esperienza della municipalità di Parigi, che dopo avere privatizzato il servizio idrico integrato ha fatto, saggiamente, marcia indietro tornando a una gestione totalmente pubblica è, anche al di là delle “questioni di principio”, un esempio importante.Negli “affari” di acqua “pubblico è bello”, ce lo lasciate dire?Noi ne siamo convinti e ci piacerebbe lo foste anche voi.Ma se anche non lo foste non sarebbe, comunque, neppure questo, un buon motivo per dimenticarsi del prossimo appuntamento referendario: potreste e dovreste sostenerlo almeno in nome della libertà di poter scegliere da parte di ciascun Ambito Territoriale – nel nostro caso l’ Assemblea dei Sindaci della provincia di Lodi – per quale modalità optare nella gestione del servizio idrico: in questo momento, infatti, la normativa vigente impone l’ affidamento ai privati come unica strada percorribile, in totale sprezzo al tanto declamato rispetto delle autonomie locali.Poche settimane fa, a Lodi, nel corso dell’ iniziativa dedicata alla “Green Economy”, è stato ospite Antonio Masarutto, docente universitario e direttore di ricerca allo IEFE, Istituto di economia e politica dell’ energia e dell’ambiente presso l‘Università Bocconi, il quale, ben lungi dall’essere un sostenitore del “pubblico” tout court e neppure dei referendum, nella sua relazione ha più volte sottolineato l’ importanza, non tanto del modello gestionale – e noi rimaniamo non d’accordo con lui – ma della necessità della possibilità di scegliere, tra pubblico e privato, come perfettamente alternativi tra loro.In questo momento, invece, anche scegliere è pura illusione: il Decreto Ronchi, votato da un Governo che fa della “libertà” un assoluto cavallo di battaglia (e non perde occasione per ricordarcelo), non consente la minima possibilità di scelta: l’unico modello ammesso è l’affidamento ai privati, lo strumento per garantirsi l’interesse di questi ultimi è una adeguata remunerazione del capitale investito. Più chiaro di così è impossibile.A fronte di tutto ciò chi - e sono davvero tanti, singoli o realtà associative - si è speso, in questi mesi, con forza e passione costituendo o aderendo al “Comitato Promotore per il Sì ai Referendum per l’ Acqua Pubblica”, agisce nella comune convinzione della necessità di difendere l’ acqua dall’assalto del mercato e degli speculatori, dal rischio mercificazione che, con le attuali politiche neo liberiste, trasformerebbe, davvero, l’acqua da diritto di tutti a privilegio di chi “se la può permettere”.Non possiamo rimanere indifferenti e vi chiediamo di fare altrettanto: perché è in gioco non solo la “nostra acqua” ma la nostra titolarità – presente e futura – di diritti imprescindibili in mancanza del cui riconoscimento saremo derubricati da cittadini a consumatori, da protagonisti a spettatori.Andiamo a votare il 12 e il 13 giugno: “se non ora, quando?!”

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