La Regione rivela lo studio sul pm 10 nel Lodigiano: «Per il 36% è di origine agricola»

Secondo l’assessore Cattaneo le misure di contenimento stanno dando effetti positivi nel lungo periodo

Secondo i dati diffusi oggi da Regione Lombardia, prosegue il miglioramento della qualità dell’aria. Nel 2021 (per il sesto anno dal 2014, con le eccezioni del 2015 e del 2017) in tutte le stazioni di rilevamento Arpa del territorio regionale è stato rispettato il valore limite sulla media annua di 40 µg per metro cubo di polveri sottili. «Anche i dati che abbiamo presentato oggi – ha affermato l’assessore regionale all’ambiente Raffaele Cattaneo - confermano come il traffico non sia né l’unica né la principale causa dell’inquinamento. Infatti, nel 2021, nonostante la riduzione delle restrizioni alla circolazione che erano presenti nel 2020 a causa dei lockdown, si è confermato un trend in miglioramento sia per il particolato, con il rispetto del valore limite di Pm 10 in tutte le stazioni di rilevamento regionale, sia per i livelli di biossido di azoto, che risultano tra i più bassi di sempre». Il Lodigiano è stato oggetto tra l’ottobre del 2019 e l’agosto del 2020 di un progetto pilota con l’analisi delle componenti del particolato sottile Pm 10 raccolto all’Albarola, dal quale è emerso che per il 19% contiene composti del carbonio (da combustione) ma per ben il 36% nitrato di ammonio, derivante dalle concimazioni e dalle lavorazioni agricole. «Le autorità sanitarie ci dicono che se contenessimo il Pm 2,5 sotto i 5 microgrammi per metro cubo saremmo certi che non ci sarebbero effetti negativi sulla salute - ha concluso Cattaneo - ma credo che a questo valore non ci arriveremmo neppure deportando altrove tutti i lombardi. Oggi non lo troviamo neppure in località di montagna a 1.300 metri. Nel territorio ci dobbiamo vivere e produrre, di azioni ne mettiamo in campo tante, perciò non ci dicano che l’aria lombarda è inquinata perché la Regione non fa nulla, perché non è vero».

© RIPRODUZIONE RISERVATA