Giappone, il nucleare e i morti

Ognuno di noi ha negli occhi e nel cuore le immagini dell’enorme tragedia che ha colpito il Giappone ed i suoi abitanti. Davanti a queste catastrofi la nostra mente non può che proporci un senso di fragilità e di impotenza di fronte ad una natura ed un futuro che non possiamo dominare fino in fondo. La voglia sarebbe quella di poter immergere le nostre mani nel fango per aiutare quella gente a ricostruire dalle macerie una nuova quotidianità. Chi può avere sentimenti diversi? Come si può rimanere indifferenti? Come si può non gridare al Cielo il nostro dolore e la nostra preghiera? Eppure…

Domenica mattina osservo con immenso dispiacere e tristezza una rassegna stampa nella quale i titoli di molti giornali si concentrano sull’esplosione nella centrale nucleare giapponese: ma con che preoccupazione? Davanti alla possibilità che delle persone possano subire gravi conseguenze da questo avvenimento noi italiani di cosa ci preoccupiamo? Dei risvolti di questa vicenda sull’esito del referendum sul nucleare.! Vergogna! Nemmeno di fronte ad una così grave catastrofe riusciamo ad aprire lo sguardo oltre le nostre liti da pollaio! Lasciamole un attimo da parte, al referendum penseremo domani: l’oggi parla di storie di uomini improvvisamente interrotte e di famiglie distrutte.

Così chi vuole fermare l’espansione del nucleare si affretta a dire. “L’avevamo detto!”. Chi milita nella fazione opposta minimizza ed infonde un ottimismo strumentale e fazioso. Io non ho le competenze né le informazioni per riuscire a determinare cosa sia successo e cosa potrà derivarne: ma davanti a questa incapacità della nostra stampa e della nostra politica di riuscire ad andare oltre le nostre diatribe interne non si può non dire nulla.

Siamo arrivati al punto di leggere qualsiasi questione nell’ottica della divisione politica e di avere soluzioni ed opinioni già pronte e strumentali alla nostra bandiera. Non ci fermiamo davanti a nulla: nemmeno a migliaia di morti. Avvoltoi!

Così si strumentalizza ogni cosa: i terremoti, la questione femminile, la riforma della scuola o della giustizia, le indagini giudiziarie… È un atteggiamento comune a destra e sinistra che non rende giustizia ad un impegno politico che deve essere servizio alla comunità non al nostro interesse o al nostro partito. Questo è un comportamento deleterio, che mortifica anche la libera coscienza delle persone che non riescono a costruirsi percorsi di riflessione e confronto per arrivare, alla fine di questi, a condividere una soluzione o un’idea. Oggi tutti vogliono convincere, vendere, incantare… La fiducia nelle persone sta nel dire: “Cosa ne pensate?”. La fiducia nelle persone sta nel fornire alla gente gli strumenti per essere critici protagonisti delle loro scelte. Diffidiamo da chi ci dice cosa pensare: pubblicità, stampa, sindacati, politica anche dalla Chiesa quando non ci stimola ad aprire la mente ed il cuore!

Occorre uscire dal vicolo cieco dello scontro politico funzionale solo al mantenimento del potere. Non possiamo rassegnarci ad una politica preoccupata solo a preservarsi la poltrona o a soddisfare interessi personali o corporativi. Dov’è finito l’orizzonte del bene comune?

Non possiamo pensare che l’informazione sia solo preoccupata di spalleggiare una o l’altra parte politica distorcendo o pilotando dati e realtà. Dov’è la vocazione alla verità?

Vorrei che almeno nel nostro territorio riuscissimo a guardare più lontano a ritrovare le nostre priorità e i nostri valori. Guardiamoci attorno, ne abbiamo le forze! Confidiamo negli uomini, soprattutto in quelli che contano poco! Di fronte a questo abominio dei forti mi rincuora pensare che come sempre, come tante altre volte, tanta gente, tante associazioni di tanti colori, si stiano già domando:“Come possiamo aiutare quella gente?”. Non finiranno sulle prime pagine dei giornali, non guadagneranno consensi, non aumenteranno gli iscritti, ma lo faranno senza pretendere nulla. State sicuri che senza aspettarsi nulla lo faranno!

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