Disabilità, una questione di diritti

Qual è il primo pensiero che ci sfiora quando è in tema la disabilità? L’occasione del 3 dicembre, giornata internazionale delle persone con disabilità sancita dalle Nazioni Unite è forse l’occasione per riflettere sul tema con una prospettiva nuova, che dovrebbe diventare pensiero diffuso e pratica concreta per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni àmbito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza. Alla fine di un lungo percorso ultradecennale nel 2006, le Nazioni Unite hanno promulgato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità. Nel 2009, la Convenzione è stata ratificata dallo Stato italiano diventandone legge. Le Convenzioni Onu rappresentano la forma di diritto più alta: prevalgono sulle legislazioni nazionali e costituiscono un “modello di orientamento” per i singoli stati a costruire leggi e dispositivi utili a rendere effettivi i diritti proclamati e ratificati dai singoli stati.La Convenzione si è resa necessaria poiché, nonostante la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo (1948), nonostante le singole legislazioni nazionali, nonostante la presenza diffusa di politiche dello stato sociale, “le persone con disabilità continuano a incontrare ostacoli nella loro partecipazione alla società come membri eguali della stessa, e ad essere oggetto di violazioni dei loro diritti umani in ogni parte del mondo”La Convenzione Onu non istituisce nuovi diritti per le persone con disabilità, ma la sua importanza è fondamentale per due grandi ragioni. Anzitutto poiché sancisce definitivamente la parità di diritti delle persone con disabilità rispetto a tutte le altre. In secondo luogo perché, a partire dal concetto di diritti umani, preconizza forme di intervento lontane dall’assistenzialismo. Quest’ultimo, in definitiva, considera i disabili uguali agli altri solo formalmente, mentre concretamente porta a forme deboli di inclusione, incapaci di costruire la “pari dignità sociale” sancita dal diritto. La Convenzione considera la disabilità come parte della diversità umana e dell’umanità stessa e come concetto in evoluzione. Definisce le persone con disabilità coloro “che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”. È già evidente che questa definizione va oltre l’idea comunemente intesa di disabile come “individuo con qualche menomazione”. Sposta l’asse sull’idea che la diversità del soggetto (a partire dalle sue menomazioni) vada a costituire forme di esclusione e discriminazione laddove il contesto attorno a quella persona è incapace di considerare i suoi diritti, e non le sue menomazioni: i suoi diritti imprescindibili, indipendentemente dalle sue menomazioni. È l’essere titolare di diritti a caratterizzare la persona con disabilità, non le sue menomazioni. La diversità del funzionamento (dovuto alle menomazioni), non può inficiare la parità dei diritti, né dare luogo a forme di discriminazione, giacché “la discriminazione contro qualsiasi persona sulla base della disabilità costituisce una violazione della dignità e del valore connaturati alla persona umana”.Pur essendo una legge dello stato, la Convenzione fa oggi fatica a trovare una sua applicazione concreta. È in crisi il modello di stato sociale costruitosi dal dopoguerra in poi e a venire meno sono i diritti di tutti, persone con disabilità comprese. In questa fase è evidente la necessità di ripensare ad uno stato sociale: i diritti e le vite delle persone sembrano fluttuare tra le fasi di espansione e restrizione economica. In questo scenario, anche la ratifica della Convenzione Onu da parte dell’Italia rischia di rappresentare, nei fatti, un’arma spuntata. Non a caso, i principi della Convenzione, sono stati fatti valere “in difesa”: un tribunale ha dato ragione ad associazioni e genitori che ricorrevano contro i tagli regionali agli insegnanti di sostegno decretando che questa misura rappresentava una violazione di un diritto inviolabile, quello all’istruzione. Sono questi i temi su cui si rifletterà nella inziativa promossa il 4 dicembre alle ore 18,00 presso la Sala Granata a Lodi e promossa da Fish, Ledha, Gruppo Intesa e con il Patrocinio del comune di Lodi.

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