Dalla crisi segnali di novità

Il recente braccio di ferro tra Parlamento europeo e Consiglio Ue (nel quale sono rappresentati i 27 governi dei Paesi membri) a proposito della nomina di un componente del comitato esecutivo della Bce, non è il primo, e non sarà l’ultimo, che oppone due istituzioni comunitarie. Ma dietro il rischio dello “scontro al vertice” si possono leggere interessanti segnali di novità. L’Assemblea di Strasburgo, riunita in sessione plenaria, ha bocciato la scorsa settimana il candidato proposto dagli Stati, il governatore della Banca del Lussemburgo Yves Mersch, chiedendo che per l’incarico di nuovo componente del board della Banca centrale europea fosse presa in considerazione una candidata donna. Nessuna obiezione dunque sul curriculum del banchiere lussemburghese, bocciato, come è stato detto, “in quanto uomo”. Attorno alle rimostranze dell’eurodeputata francese Sylvie Goulard, la prima a lanciare l’appello “al femminile”, si è raccolto un vasto schieramento trasversale di forze politiche, tanto da giungere allo stop al candidato ufficiale. È pur vero che il parere dell’Eurocamera in questo caso non è vincolante e dunque il Consiglio Ue potrebbe procedere ugualmente alla nomina di Mersch; ma è altrettanto evidente che nessun governo ha intenzione di aprire una vertenza tanto rischiosa proprio in questo momento così delicato per l’Europa, per la sua moneta e per la stessa Bce.Sempre durante l’ultima plenaria del Parlamento europeo si è evidenziato un altro, serio motivi di confronto tra Assemblea e Commissione da una parte, e Consiglio dall’altra. I conti del bilancio 2012 e quelli per l’anno prossimo non sembrano tornare per via dei tagli al budget comunitario a suo tempo imposti dagli Stati. Ma giunti al dunque, al “pagamento delle fatture” relative a impegni di spesa assunti in ragione dell’esercizio finanziario in corso, le casse di Bruxelles sono vuote. Così, salvo interventi rettificativi del bilancio stesso, si rischia - giusto per fare un esempio - di non poter pagare ai giovani che hanno svolto l’Erasmus all’estero il relativo assegno di studio. Non solo: gli Stati insistono per significative riduzioni del bilancio 2013, i cui negoziati sono in corso tra le due autorità di bilancio, appunto il Parlamento e il Consiglio Ue. Ma Janusz Lewandowski, commissario per la programmazione finanziaria e il bilancio, a nome dell’Esecutivo (il quale ha il compito di avanzare la proposta di bilancio e, dopo la sua approvazione, è chiamato a gestirne le partite correnti), ha chiaramente affermato: “I tagli proposti dal Consiglio dei ministri Ue al bilancio 2013 sono semplicemente insostenibili”.Resta il fatto che il Parlamento europeo tende a muoversi con una certa compattezza (anche superando tradizionali divisioni tra le forze politiche che lo compongono) in virtù dei nuovi e più ampi poteri riconosciutigli dal Trattato di Lisbona. L’azione degli eurodeputati riesce, in genere, ad apparire quella più attenta agli interessi comunitari - se si vuole “al bene comune europeo” -, pur tenendo conto di quelli nazionali, ma senza fossilizzarsi su quelli. La linea del Parlamento europeo diventa fra l’altro più incisiva quando si appoggia a quella della Commissione Barroso. Ebbene, non si tratta di rompere il fronte comunitario: ma ci si accorge che è in atto un tentativo di nuovo bilanciamento dei poteri all’interno dell’Unione. Nemmeno si può affermare che si stia procedendo verso canoni federalisti, che sono ben lontani dall’attualità comunitaria; eppure l’Ue, proprio in questi faticosi e doverosi tentativi di fornire risposte ai gravi problemi che ha di fronte - a partire da quelli economici -, sembra in procinto di imboccare nuovi percorsi politici, diplomatici e istituzionali, quasi che la sfida della crisi solleciti forme originali, più alte e più efficaci, di integrazione europea.

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