Dal petrolio al sole, alle biomasse

La situazione in Libia e, in generale, nell’Africa del Nord ricolloca l’attenzione internazionale e anche italiana sulle energie rinnovabili. Con il blocco dei pozzi libici e le preoccupazioni sul futuro dell’energia petrolifera il prezzo del barile e, quindi, della benzina è notevolmente schizzato in alto. 118 dollari al barile in questi giorni, con la benzina che in Spagna arriva a oltre un euro e mezzo a litro, così come in Francia. L’agricoltura è in sofferenza per l’aumento del gasolio agricolo e cominciano a farsi notare i primi interventi di risparmio: la Spagna ha diminuito a 110 chilometri orari il limite massimo di velocità sulle autostrade. Qualcuno si aspetta che il prezzo del barile salga anche fino a 150 dollari se Arabia Saudita ed altri Paesi Opec non volessero o non potessero aumentare la produzione di greggio. È logico, dato questo quadro, che i Paesi occidentali riprendano con maggiore convinzione l’esame delle fonti energetiche alternative al petrolio. Il governo italiano ha emanato nei giorni scorsi un decreto che riordina gli incentivi alle energie rinnovabili: il fotovoltaico, l’eolico, il geotermico, le biomasse. L’Italia ha fatto grandi progressi nel campo dell’energia fotovoltaica, in pratica i cosiddetti pannelli solari. Avremmo dovuto giungere nel 2020 la soglia degli 8 mila megawatt mente ci stiamo già arrivando con largo anticipo. Si tratta di un settore cresciuto molto in fretta, con 1.000 aziende coinvolte, 15 mila occupati, una crescita del 160% solo nel 2010. Il decreto governativo ha congelato gli incentivi diretti a questo settore, per indirizzarli con maggiore equità su tutti i settori delle energie rinnovabili. Anche nel settore dell’energia eolica non siamo messi male. In Europa, dopo Germania e Spagna, ci siamo noi mentre ci collochiamo al sesto posto nel mondo. Il governo ha parzialmente congelato anche questo settore. Appare però evidente che non c’è ancora nel nostro Paese un piano chiaro degli incentivi e soprattutto una chiara divisione di compiti tra governo e Autorità per l’energia. Più in generale occorre avere idee chiare su come camminare nel campo della cosiddetta “green economy”. Non bisogna farsi ammaliare dalle parole. Nei primi anni di questo secolo si faceva un gran parlare di “new economy”, concetto piuttosto astratto e virtuale, che poi si è rivelata una bolla di sapone. Anche per la “green economy” potrebbe essere così. I dati, però, parlano di un campo attraente per l’economia. Si diffonde la cultura ecologica, nascono nuovi appuntamenti fieristici di questo settore, come il “Green Social Festival” che si tiene a Bologna dal 9 al 12 marzo e i centri di studio e ricerca come l’“United Nations Environment Programme” che pubblica periodicamente il Rapporto “Green Jobs”. Aumentano anche i nuovi lavori in questo campo, anche se non è ancora del tutto chiara l’effettiva portata della loro richiesta da parte del mercato. In linea teorica, quindi, le attuali difficoltà nell’approvvigionamento del petrolio potrebbero e dovrebbero dare una spinta in più allo sviluppo tecnologico – per esempio, le automobili elettriche – e ad una nuova politica energetica maggiormente differenziata, comprendente cioè il nucleare e forme di energia rinnovabili a scarso impatto ambientale (anche se pannelli solari e torri eoliche non sono certo né soft né light). Per far questo in modo utile per l’uomo, però, bisogna che ci sia anche una cultura ambientale veramente “umanistica”, capace di avere fiducia nell’intelligenza umana, di credere nel progresso, desiderosa di rispettare la natura ma non fine a se stessa, bensì in vista del bene dell’uomo. Nella “Caritas in veritate” Benedetto XVI si sofferma a lungo sia sul problema delle risorse energetiche, sia su quello del rispetto dell’ambiente, sia su quello della tecnologia ma tutti e tre li affronta dal punto di vista dell’ecologia umana. Questa richiede il superamento delle ideologie, nelle quali rimangono spesso impigliate queste questioni dell’energia, come ha dimostrato ieri il dibattito sul nucleare e potrebbe dimostrare domani quello sulle energie rinnovabili.

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