Chi merita il trenta e lode

Il recente rapporto dell’OMM (Organizzazione Meteorologica Mondiale), organismo scientifico riconducibile alle Nazioni Unite, ha pubblicato gli ultimi dati sugli incrementi della radiazione riflessa, diretta responsabile degli innalzamenti termici planetari, a loro volta imputabili alla presenza di gas serra in atmosfera, che, nel ventennio 1990-2011, sono risultati pari al 30%. Qualche mese addietro il CdM ha emanato un decreto per porre un freno alla sottrazione di suolo coltivabile da destinare a nuovi insediamenti cementizi. Leggendone il testo in Parlamento, il Presidente del Consiglio ha ricordato che, in pochi decenni, il Paese ha perso il 30% del territorio agricolo, superficie equivalente alla Liguria, Lombardia ed Emilia Romagna messe insieme. Parallelamente è circolata la notizia che la prolungata siccità di quest’anno, cumulata con le immancabili inondazioni autunnali, ha provocato, a livello nazionale, una diminuzione dei raccolti del 30%.

Una fonte informativa di sicura attendibilità, ha pubblicato, inoltre, i risultati di osservazioni sperimentali al centro della pianura padana, riguardanti il grado di umidità superficiale (due metri di spessore) durante le stagioni estive nell’ultimo decennio. Per il 2012 il dato provvisorio è risultato del 30% inferiore rispetto alla media degli anni precedenti, il minimo storico mai prima raggiunto. L’anno si conclude perciò con una bella quaterna di 30/30/30/30 che avrebbe fatto la felicità di uno studente universitario, cui, nello specifico, non possiamo esimerci di aggiungere, sardonicamente, l’accademica lode per la solenne bocciatura che, invece, decreta.

Nel selezionare i soggetti cui tali “massimi riconoscimenti” vanno conferiti, non siamo riusciti a stilare una classifica di... “demerito”, così pervenendo alla decisione di assegnarli in blocco senza discriminazioni, con un salomonico ex equo.

Trenta e lode dunque agli imprenditori edili che hanno costruito case, ville, palazzi e capannoni ovunque, con il benevolo consenso di connivenze a tutti i livelli. Chi può oggi negare la dissennatezza di una politica del territorio cieca e irresponsabile, che ha determinato in misura significativa l’illusoria crescita del PIL a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo? La frenesia del mattone sembrava inarrestabile. Si aprivano cantieri dappertutto: al mare, in collina, in riva ai laghi, in campagna e, soprattutto, sui terreni attorno alle città da cui sparivano, uno dietro l’altro, i campi di mais ed i prati a pascolo. In quel periodo, c’era un’agenzia immobiliare ad ogni angolo, presidiata da un addetto pronto a magnificarti l’intera gamma delle opzioni disponibili ai quattro punti cardinali della lontana periferia, già ricoperta da lugubri schiere di fabbricati per logistiche.

Trenta e lode ed una speciale menzione agli amministratori locali che hanno ingaggiato una strenua gara per il piano regolatore più invasivo, nel malcelato intento di accaparrarsi i favori dell’imprenditoria edile più o meno pulita e moltiplicare gli introiti delle urbanizzazioni e delle imposte di possesso, così potendo disporre di maggiori risorse da devolvere alle coltivazioni...delle clientele.

Trenta e lode ai proprietari di terreni rurali che, cedendo alla lusinga della rendita da capitale, della Mercedes e dell’appartamento a Saint Moritz, hanno alienato a famelici acquirenti quell’impagabile bene che aveva sfamato la loro ascendenza. A loro attenuante, tuttavia, la completa latitanza di una politica settoriale.

Trenta e lode, con encomio solenne, ai petrolieri e ai negazionisti aggrappati alle loro terga, entrambi impegnatissimi a contrastare gli allarmi lanciati dalla comunità scientifica internazionale sull’effetto serra, sul riscaldamento globale, sulla retrazione dei ghiacciai polari e montani e sull’alterazione del clima nella temibile direzione di estati caldissime ed inverni brevi, ma devastanti.

Trenta e lode alla Fiat e al suo A.D., con speciale segnalazione per l’acume imprenditoriale dimostrato, cui avevamo concesso credito al momento del suo sbarco in Chrysler.

Giusto, pensavamo. La sinergia con la dinamica industria automobilistica americana provocherà sulle due sponde dell’Atlantico il tramonto rapido e definitivo della trazione a idrocarburi. Sbagliavamo, sopravvalutando azienda e management che, nei fatti, si sono dimostrati tenacemente aggrappati ai vecchi schemi mercantili, rilevando completa incapacità a proiettarsi con coraggio e fantasia verso il futuro e l’innovazione.

Un trenta pieno con lode e corona di alloro ai decisori politici che non hanno saputo o voluto accogliere le raccomandazioni degli esperti sull’urgenza d’interventi idonei per calmierare l’uso dei combustibili fossili, rendendo sterili, inutili e dimenticati i convegni, i simposi e i protocolli.

Sperando di non aver dimenticato nessuno, dentro e fuori gli italici confini, un bel trenta e lode rovesciato, infine, come tutti quelli già assegnati, ai poteri forti della finanza che, promuovendo un modello economico di cartapesta, hanno creato ed alimentato questa lunga crisi, allontanando l’attenzione dei governi dai grandi temi della solidarietà, della cooperazione, della redistribuzione della ricchezza e, soprattutto, della difesa degli equilibri planetari.

Annotando gli “eccellenti” voti sui rispettivi “libretti”di questa Counter-Master-University, aggiungiamo le congratulazioni di chi dovendo in futuro abitare questo pianeta, sarà costretto a fronteggiare le emergenze di una così pesantissima eredità, prima tra tutte l’evacuazione di milioni di individui dalle zone costiere che, da qui al 2100, verranno sommerse per l’innalzamento dei livelli dei mari.

Ad maiora!

Giovanni Ditta

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