Bagnasco invita alla “dissidenza”

contro la cultura dell’apparenza

«Non si vuole che l’uomo pensi, perché pensare significa approdare alla spiaggia della verità,

perché questo è pericoloso per il potere che anziché pensarsi come servizio si pensa come dominio»

«Dobbiamo diventare dal punto di vista culturale dei dissidenti». È forse la frase più forte pronunciata ieri dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale, nel suo messaggio ai lodigiani, ma anche a tutta l’Italia e l’Europa, nel giorno di San Bassiano. Arcivescovo metropolita di Genova e presidente del Consiglio dei vescovi europei, il cardinale ha presieduto ieri mattina nella Cattedrale di Lodi il Pontificale per il patrono della città e della diocesi di Lodi e ha riservato un particolare invito a pensare nella profondità.

«Ci accorgiamo tutti, cari amici, al di là delle nostre posizioni e del nostro credo, che vi è una serie di circostanze che vorrebbe impedire di rientrare in noi stessi - ha affermato, con il tono pacato di sempre -. Non si vuole che l’uomo pensi perché pensare significa approdare in qualche misura alla spiaggia della verità, perché questo è pericoloso per il potere che anziché pensarsi come servizio si pensa come dominio. Dobbiamo reagire. Dobbiamo diventare sul piano culturale dei dissidenti. Non si vuole che noi pensiamo perché pensare in profondità diventa un pericolo». Poi sul patrono: «San Bassiano combatté l’eresia ariana che negava la divinità di Cristo e ne faceva solo un esempio umano, da imitare. L’uomo è chiamato a diventare una nuova creatura, costruttore di una realtà migliore nel sacrificio di sé. La cultura nella quale siamo immersi non brilla di verità, né cristiane né umane. Piuttosto sembra spingere all’apparenza. C’è motivo in più per una testimonianza umile e convinta nella verità. Non è vero che fare il bene o dire le nostre piccole o grandi verità non serve a nulla. Non è vero. Noi crediamo al contagio della verità e del bene. E comunque questo è il nostro compito». Ancora: <Lasciate che a nome di tutti i vescovi italiani rinnovi il nostro grazie a tutti i sacerdoti qui presenti e a tutto il clero di questo nostro amatissimo Paese».

In settembre a Genova il cardinale Bagnasco aveva presieduto l’ultimo Congresso eucaristico nazionale. E al Congresso ha fatto riferimento il vescovo di Lodi monsignor Maurizio Malvestiti, concelebrando il Pontificale insieme al vescovo emerito monsignor Giuseppe Merisi, al vicario generale don Bassiano Uggè e a numerosi sacerdoti. «La Comunione è anche il tema di questo secondo anno dell’itinerario pastorale diocesano - ha detto monsignor Malvestiti, ricordando il bassorilievo proveniente da Lodi Vecchio e raffigurante l’Ultima Cena -. Con la Chiesa innalziamo la preghiera per l’unità dei cristiani. Accanto all’ambone è stata posta una tela cinquecentesca la cui paternità è di Martino o Alberto Piazza. Raffigura la Dormizione della Vergine tanto cara all’Oriente Cristiano. Pietro veste abiti pontificali del tutto simili a quelli che l’iconografia attribuisce a San Bassiano».

In Cattedrale è rimasta aperta la Porta della Misericordia e l’urna di San Bassiano. Con tanti sindaci e autorità erano presenti anche i lodigiani Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd nazionale, e i consiglieri regionali Pietro Foroni e Claudio Pedrazzini, oltre alla delegazione di Bassiano di Latina.

Cospicuo il servizio di Forze dell’ordine e volontari, mentre all’Offertorio Pro loco e associazioni hanno presentato i doni della terra e del fiume. «Grazie a tutti per la testimonianza della vostra fede – ha detto il cardinale -. Del vostro attaccamento a San Bassiano e a tutta una storia ricca di frutti per il bene non solo della comunità cristiana ma della società civile». Infine un ringraziamento anche a monsignor Merisi: «Mi è sempre stato vicino con tanta fraternità e puntualità». La preghiera e la benedizione estese «a tutto il nostro amato Paese». Poi il passaggio in Broletto e l’assaggio della büseca e della raspadüra tra l’abbraccio della folla.

Raffaella Bianchi

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