Minerali “alieni” e nuove scoperte. Lo spazio è una miniera di curiosità

Ma la scienza avanza soltanto grazie al lavoro di squadra

Il meteorite era stato trovato ufficialmente in Somalia, in Africa orientale, nel 2020, anche se la sua storia si perde nel tempo e, a quanto pare, il popolo locale lo celebra anche nelle sue antiche canzoni e poesie. Perché nell’antichità, trovare un sasso caduto dal cielo, della dimensione di più di due metri e del peso di quindici tonnellate (come una dozzina di automobili insieme!) era qualcosa che meritava di finire in canzoni e poesie. Oggi, invece, è qualcosa che finisce nei laboratori: in particolare, una parte di questo meteorite è stata analizzata all’Università di Alberta, in Canada, dove Chris Herd, professore di Scienze della Terra e dell’atmosfera, si è accorto che alcune parti del campione non si riuscivano ad identificare al microscopio. Così si è fatto aiutare da un collega, Andrew Locock, che ha capito che le sostanze sconosciute erano due minerali mai visti in natura.

Uno dei due minerali è stato chiamato “elaliite”, dal nome del meteorite, che è stato chiamato “El Ali“, come la città della Somalia in cui è stato scoperto. L’altro, invece, si chiama con un nome quasi impronunciabile, “elkinstantonite”, in onore di Lindy Elkins-Tanton, vicepresidente di un progetto dell’università dell’Arizona che vuole inviare una sonda su un asteroide per trovare nuovi metalli.

Questa scoperta può aiutare gli scienziati a capire tante cose su come funzionano il mondo e l’universo, ma può aiutare anche noi a capire come funziona la scienza: quello che per qualcuno era solo un sasso, è diventato un’importante scoperta grazie a chi l’ha trovato, a chi l’ha studiato, e a chi si è fatto aiutare per capire meglio. Le scoperte, infatti, nascono quasi sempre da un lavoro di squadra.

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