
Tarantasio / Lodi
Martedì 02 Settembre 2025
Due famiglie, due mondi, una sola verità
DOLÌ /8 La rubrica a cura di Francesca Fornaroli
Lodi
Leonardo - o forse faremmo meglio a dire Leandro - si fermò di fronte al Duomo di Lodi, davanti al grande portone che sovrastava l’ingresso. Appoggiò la mano sulla maniglia e, come le altre volte, provò una forte emozione, la stessa che generò la chiave per entrare. Un bagliore caldo lo avvolse e il pavimento sotto i piedi si fece sabbia. L’aria profumava di mare, una musica lo attirò immediatamente. Era di nuovo lì: a Olhão. Ma stavolta non c’erano commensali, né pergolati illuminati. Davanti a lui, una casa bianca con le persiane verdi e la porta socchiusa. Entrò. Una giovane ragazza era seduta accanto a una finestra, stava cucendo. Alzò lo sguardo. I suoi occhi, gli stessi di Leonardo, erano pieni di malinconia. Non disse nulla. Gli porse solo una scatola di latta, di quelle che si usano per conservare vecchie foto e lettere. Dentro, Leonardo trovò la sua storia. Un certificato di nascita: Leandro Ferreira, nato a Olhão, il 6 agosto. Un ritaglio di giornale con un titolo in portoghese: “Incêndio devasta pequena casa no Algarve” (incendio devasta piccola casa in Algarve, regione a sud del Portogallo). Di fianco una lettera, spiegazzata e ingiallita, firmata semplicemente: Mãe. Cominciò a leggere.
“Meu filho Leandro,Ti scrivo perché domani non potrò più tenerti tra le braccia. La casa, come sai, è andata distrutta. Tuo padre è scomparso in mare. Non ho più nulla, né un tetto, né un lavoro. Ma ho un fratello in Italia. Vive a Lodi. È un brav’uomo. Mi ha promesso che crescerai con amore. So che un giorno ti racconteranno tutto. Non ora, non subito. Ma un giorno.Ti amo più del sole che mi ha dato te.Tua mãe.”
Leonardo non si accorse delle lacrime fino a quando non gli bagnarono le mani. Però non provò rabbia. Solo un immenso, profondo senso di gratitudine. Fuori dalla casa, il suono delle onde sembrava chiamarlo. Il mondo parallelo stava svanendo. Leonardo capì che era tempo di tornare. Si voltò verso la porta, ma prima di uscire si fermò.”Sei tu mia madre?”. Lei sorrise, con la stessa dolcezza con cui aveva scritto la lettera e rispose: “Sono tornata a vivere qui, in una casetta vicino al faro. Quando vorrai, mi troverai. Ti aspetto ogni giorno. Con la porta aperta.” Leonardo fece un respiro profondo. Poi tutto si dissolse. Era di nuovo in piazza della Vittoria, davanti al Duomo. Ma stavolta non era più confuso. Il nome Leonardo gli stava ancora bene addosso, ma dentro, sapeva di essere anche Leandro. Era entrambi. E per la prima volta, non c’era conflitto. C’erano due storie. Due famiglie. Due mondi. E una sola verità: quella che si scopre solo quando si trova il coraggio di attraversare una porta. Anche se non sai cosa ci sia dall’altra parte.
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