VIZZOLO Pronto soccorso del Predabissi, una “processione” di donne picchiate e maltrattate

Situazione preoccupante in tutti i presidi che fanno capo all’Asst Melegnano Martesana

Nel 2022 in media una donna ogni 10 giorni si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale Predabissi di Vizzolo con segni di violenza fisica subita tra le mura domestiche. Nell’anno passato sono state infatti 37 le situazioni in cui le rappresentanti del gentil sesso hanno avuto il coraggio di confidare ai sanitari del nosocomio, che è punto di riferimento per il Sudmilano, l’incubo familiare che stavano vivendo. Mentre guardando all’intera area di Asst Melegnano Martesana (che comprende anche gli ospedali di Melzo e Cernusco), i casi salgono a 67, circa il 20 per cento in più dell’anno precedente in cui ne erano stati registrati 57. Il trend si sta mantenendo costante anche nell’anno in corso in quanto da gennaio ad aprile presso le strutture di Asst sono già stati registrati 23 casi di violenza di genere. A tenere il conto è Laura Cutrino, medico di pronto soccorso al Predabissi e referente aziendale di Asst per la violenza di genere, la quale spiega che il numero delle pazienti che arrivano nel reparto delle emergenze dopo avere subito maltrattamenti, in realtà è più elevato rispetto a questi dati in quanto si tratta di un fenomeno che resta ancora in parte sommerso.

Sebbene quindi stiano comunque aumentando le donne trovano il coraggio di confidarsi per essere aiutate, non tutte riescono comunque a svelare a estranei la propria triste verità. «Ci sono i dati ufficiali, riguardanti le pazienti che dichiarano di vivere in un contesto violento - spiega la dottoressa -, ai quali aggiungono i casi delle donne che non sono pronte a rilevare il loro dramma e pertanto, al fine di giustificare la necessità di essere medicate o fasciate, dicono magari che sono inciampate. Di questo ne è prova il fatto che nel 2019 - prosegue -, avevo effettuato un lungo lavoro analizzando tutte le singole cartelle degli accessi al pronto soccorso delle donne con traumi fisici di diversa natura. Ho scoperto che, se i casi di violenze dichiarate risultavano 73, rileggendo con attenzione i referti in verità erano stati 185».

Dopodiché con l’arrivo della pandemia si è aperta una stagione in cui i nosocomi si sono riempiti di malati Covid, ma non appena l’emergenza ha concesso qualche tregua, le donne maltrattate sono tornare in ospedale. «Comprendo - riflette Cutrino - che il pronto soccorso non sia sempre un luogo che inviti a lasciarsi andare, ma stiamo lavorando molto sulla formazione del personale al fine di dare gli strumenti a medici, infermieri, assistenti sociali e psicologi per affrontare queste situazioni. Vogliamo aiutare le donne che hanno bisogno di sostegno a rompere il silenzio e a farsi accompagnare in un percorso, anche attraverso la rete antiviolenza di cui l’ospedale fa parte, che le possa fare uscire dalla condizione di sottomissione fisica e psicologica in cui si trovano».

© RIPRODUZIONE RISERVATA