Video choc, Checchi non ci sta:

«Sono stato male interpretato»

Il sindaco interviene dopo la diffusione del filmato che riporta

la conversazione avuta con uno dei rappresentanti dell’associazione che ha ottenuto la gestione della “club house” vicino al Laghetto

Il sindaco Andrea Checchi, in un’intervista rilasciata a “il Cittadino”, parla del video choc che nei giorni scorsi ha acceso interrogativi tra cittadini e forze politiche. Nel filmato di mezz’ora parla uno dei giovani dell’associazione che ha ottenuto l’aggiudicazione provvisoria dell’edificio in prossimità del Laghetto, detto “club house”, il quale racconta le traversie di una procedura che a distanza di 10 mesi non si è ancora conclusa. Al racconto allega registrazione di colloqui con sindaco, assessori e dirigenti, nonché conversazioni di due dipendenti comunali che attaccano la struttura. Nel suo ruolo di sindaco, cosa pensa di un iter che non si è ancora chiuso a distanza di un anno? «Un iter che dura più di un anno non può essere la normalità: in questo caso ci sono stati degli intoppi, legati in particolare alla modalità di assegnazione dell’immobile, avvenuta a ridosso del cambio di amministrazione. A tal proposito è stato chiesto un parere legale, che ha assorbito tempo, e la questione si è protratta oltremodo, in parte assorbita da altre urgenze. Questa amministrazione, appena insediata, si è trovata a sbrogliare matasse amministrative, legali ed economiche intricate e non di poco conto. Solo per citare qualche priorità: la liquidazione dell’Azienda comunale servizi, la situazione di grave dissesto del centro sportivo e i problemi di bilancio».

Ritiene che siano stati commessi degli errori da parte del Comune? «Qualcosa non ha funzionato e non a caso abbiamo avviato una verifica interna. I giovani coinvolti nella vicenda, di cui capiamo lo sfogo, pur non potendo assolutamente accettare il modo utilizzato per esternarlo, hanno qualche ragione nel lamentare le lungaggini. Pensare tuttavia che vi sia da parte nostra una volontà vessatoria nei loro confronti o, peggio, altre intenzioni poco chiare, non ha alcun fondamento».

In una delle conversazioni registrate, lei parla di San Donato come di una città “bastarda”...

«L’aggettivo non certo felicissimo, e per di più estrapolato dal contesto della frase da me pronunciata, comprendo possa essere male interpretato. Intendevo solo rimarcare il fatto che, nell’assumere iniziative in favore della comunità e del bene comune, spesso a San Donato l’interesse individuale tende a prevaricare su quello collettivo».

Lei ha accennato all’ipotesi di una querela nei confronti degli autori del filmato: pensa di procedere? «Gli avvocati valuteranno se vi sono gli estremi per diffamazione o calunnia: noi non vogliamo criminalizzare nessuno a priori, ma l’onorabilità e il buon nome dell’ente che rappresento, nella sua parte politica e nei suoi dipendenti, va comunque sempre difesa».

Cosa ha provato ascoltando le voci di due dipendenti pubblici che mostrano grande delusione nei confronti dei colleghi per come è stata gestita questa vicenda?

«Come dicevo, l’iter della pratica è al centro di un accurato monitoraggio e un’attenta valutazione; certamente ho provato molta amarezza».

Quali provvedimenti intende assumere in termini di trasparenza ed efficienza per evitare il ripetersi di situazioni del genere?

«La trasparenza è un punto chiave del nostro agire politico e amministrativo e l’abbiamo dimostrato in molti modi. Per citare alcune iniziative: lo streaming dei consigli comunali, l’apertura di rubriche dedicate ai cittadini nel notiziario comunale, le giunte itineranti e i resoconti pubblici già fatti e in programma. Quanto all’efficienza, occorre concludere il lavoro di riordino e riorganizzazione della macchina comunale, che è già a buon punto».

Si rivolga ai ragazzi che hanno girato il video: cosa vuol dire loro?

«Mi sento di dire che hanno sbagliato nel metodo perché cercare di screditare le istituzioni che sono qui rappresentate dal sindaco con metodi al limite della legalità, rischia di minare quel rapporto di fiducia tra cittadini e istituzioni che è alla base della convivenza civile».

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