Ultima campana per la Provincia di Milano

Anche il consiglio provinciale di Milano ratifica la proroga dei contratti a tempo determinato per i sessanta lavoratori che poco prima di Natale avevano occupato l’aula consiliare di palazzo Isimbardi per gridare tutta la loro incertezza.

Il consiglio provinciale (che in realtà non è l’assemblea di 45 componenti decaduta il 24 giugno scorso, ma la giunta provinciale con poteri consiliari, nda) ha deliberato di estendere al 31 dicembre 2015 la validità dei rapporti di lavoro che riguardano circa sessanta posizioni a tempo determinato. Il decreto attuativo per il rinnovo dei contratti ancora non c’è, ma c’è comunque l’impegno, espresso dal ministero della Pubblica amministrazione, al mantenimento in essere delle situazioni la termine non solo a Milano, ma anche in altri contesti provinciali.

La Provincia di Milano nel frattempo dispone «le condizioni affinché le direzioni competenti possano assumere, nei prossimi giorni, gli atti necessari alla proroga dei contratti, al fine di garantire che i servizi essenziali non vengano interrotti durante il passaggio di competenze alla città metropolitana». Per quanto riguarda le competenze, la Città metropolitana sarà l’unica a mantenere quella agricola che il 30 dicembre la Regione ha tolto a tutte le Province lombarde.

Nel frattempo l’ente provinciale milanese, durato 154 anni, si consegna ad un modello più avanzato, quello della città-regione, rivendicando di avere dato il suo contributo alla transizione onorando le funzioni istituzionali specifiche fino al passaggio di consegne. Anche Guido Podestà, i suoi assessori e buona parte dei consiglieri hanno espresso un disaccordo talvolta forte rispetto al modo con cui le province sono state prima costrette ad economie abissali di bilancio, e poi abolite (anziché accorpate, nda), ma comunque sono stati lì senza farsi commissariare.

«Abbiamo evitato il default della provincia - si legge nel Bilancio di fine mandato provinciale, pubblicato anche sul sito www.provincia.mi.it - procedendo alla riduzione del debito storico dell’ente, ereditato in gran parte dalle giunte preesistenti, da 850 a 700 milioni di euro. Ci siamo confrontati con una situazione in cui il governo centrale è arrivato a togliere nel 2015, escludendo la legge di stabilità, 2 miliardi 741 euro a tutti gli enti provinciali. Siamo partiti nel 2009 con uno Stato che chiedeva 900mila euro di maggiori trattenute, per arrivare nel 2014 a 107 milioni di euro non trasferiti, un terzo del bilancio provinciale».

In questo quadro via Vivaio ostenta il fatto di aver comunque passato nelle mani della città metropolitana un pacchetto di atti ed esperienze da non disperdere: «Di questi cinque anni e mezzo restano il Ptcp, il Piano territoriale di coordinamento provinciale accanto ad altri processi fondamentali di razionalizzazione come la nascita del sistema idrico integrato sotto la gestione di Cap Holding e la nascita dell’Afol metropolitana di Milano. Vogliamo rimarcare anche la riqualificazione dell’Idroscalo, la nascita di quasi 200 nuovi indirizzi di studi superiori, gli ambiti di Protezione Civile e i “Viaggi della memoria”, che hanno portato tanti studenti nei luoghi dell’orrore della Seconda guerra mondiale».

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