Sulle strade con una bici del 1920

Le bici con le borracce attaccate al manubrio e le strade sterrate del Chianti, il look degli anni Venti e le maglie di lana grossa: il manager della Bercellesi rivive la leggenda del ciclismo che fu. L’affascinante storia è quella del 57enne Alvaro Abbili, che ha fatto delle bici d’epoca un’autentica passione: dopo aver partecipato alla Milano-Sanremo con una Baldo del 1920, adesso sta preparando il Giro d’Italia con una due ruote dei primi del Novecento. «E dire che da giovane amavo la velocità delle moto - racconta con il sorriso sulle labbra -: la scintilla per le bici d’epoca scoccò nel 2013, quando ne acquistai una dal mio ciclista di fiducia, una Scotti da lui stesso realizzata nel 1972». Da allora sono trascorsi solo quattro anni, ma “Ul Bald” (come viene chiamato nel settore) ne ha fatta tanta di strada: l’ultima impresa è solo di poche settimane fa quando, in concomitanza con la celebre Milano-Sanremo, Abbili ha partecipato alla sesta edizione della “Classicissima”, la manifestazione organizzata dalla Nuvi (Nova unione velocipedisti italiana) aperta alle sole biciclette e abbigliamento antecedenti al 1930. «Ho preso parte all’antica gara pedalando una Baldo del 1920 senza rapporti - afferma ancora Alvaro, che da diversi anni lavora nell’azienda Bercellesi di Melegnano -. Nasce proprio da qui il soprannome di “Ul Bald”: dopo la partenza a mezzanotte dal castello di Binasco, abbiamo percorso l’intero tragitto di 290 chilometri in tratta unica, su cui qualche ora dopo si sarebbero cimentati i professionisti in sella a bici ben più moderne». Mai sazio di avventure, adesso Abbili sta preparando la rievocazione del primo Giro d’Italia del 1909: la partenza avverrà da Milano nella notte del 13 maggio, a poche ore dal via della competizione ufficiale. In quell’occasione saranno oltre 400 i chilometri da percorrere in un colpo solo prima di arrivare a Bologna. «Proprio in questi giorni sto finendo di assemblare la bici del 1910 che userò durante la manifestazione: i modelli sono soprattutto tedeschi e francesi, quelli italiani sono stati distrutti in tempo di guerra - confida ancora Alvaro -. Quanto all’abbigliamento, invece, lo troviamo girando i mercatini durante le rievocazioni. Anche il look deve essere dell’epoca: sono nati così i caratteristici baffetti e la retina infilata nei capelli».

L’anno scorso poi, dopo essere rimasto in sella dalle 5 del mattino alle 8 di sera, Abbili è stato tra i magnifici dieci che hanno portato a termine il percorso più lungo dell’Eroica, la manifestazione in terra toscana diventata un simbolo a livello mondiale per gli amanti delle bici d’epoca. «E’ stata certamente la gara più dura, ad un tratto temevo addirittura di non farcela - sono le sue parole in conclusione -. Passando sotto lo striscione d’arrivo, però, ho provato una gioia immensa. Perché davvero l’Eroica ti porta nella leggenda del ciclismo»

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