Sul futuro di Genia

si accende il dibattito

fra i candidati sindaci

Mantenere Genia pubblica oppure accettare l’idea inevitabile della privatizzazione, dimenticare il passato o non dimenticarlo mai per andare nel futuro giusto. Dal «microfono aperto» passato martedi sera a sei degli otto candidati sindaci è uscita ogni sorta di ricetta sul “malato” di via Pace, ma forse c’è una cosa su cui tutti a questo punto sono d’accordo: nessuno decida più nulla finchè non si vota. Ormai si tratta di aspettare sessanta giorni e poi un nuovo sindaco, chiunque esso sia, San Giuliano l’avrà. Quindi il commissario prefettizio e il consiglio di amministrazione (e pure le banche, nda) portino pazienza nell’ultimo tratto di navigazione verso i tabelloni elettorali.

È questa sorta di “pax elettorale” (non così scontata, considerando le delibere commissariali e le impazienze del cda) l’elemento comune che tanti contendenti, pur uno contro l’altro schierati, a volte ostili, in qualche modo hanno messo come imperativo trasversale. L’ultimo bimestre prima del voto come moratoria per l’azienda più indebitata del Sudmilano.

Una pax possibile? I delegati rsu hanno esposto uno sviluppo importante: « Per la prima volta, proprio oggi, siamo riusciti a incontrare la dottoressa Iacontini. Non ci eravamo mai riusciti in quattro mesi, può essere un cambiamento di rotta».

Ma quanto è indebitata Genia? Il dibattito, organizzato dagli stessi lavoratori (autotassandosi per i 127 euro di affitto della sala, nda), ha evidenziato in effetti alcune discrepanze sul non roseo punto iniziale di tutte le discussioni. Pare esserci consenso nel dire che è un volume in riduzione, per quanto colossale resti. Secondo i delegati rsu «siamo a 60 milioni, dieci in meno rispetto agli equilibri di bilancio 2010. La politica di austerity e le economie di scala hanno portato una limatura nell’ordine del quindici per cento unita alla disponibilità annua di un margine operativo lordo fra i 2 e i 3 milioni». Secondo Marco Toni, che punta di nuovo alla fascia tricolore, «l’esposizione reale è di 33 milioni, e non ha mai raggiunto i 70 proclamati tante volte».

Messi dei paletti più o meno fermi alla voragine su cui si cammina, via alla domanda: «Cosa farete un minuto dopo aver giurato da sindaci?». Pare alle spalle quindi la rovente discussione sulle colpe di ieri, anche se in alcuni momenti la rievocazione del fatal consiglio comunale di novembre, con la sfiducia anticipata a Luigia Greco, ha alzato la temperatura nell’ambiente. Hanno risposto in sei: mancavano Maurizio Broccanello (Pdl), impegnato nell’esordio ufficiale di lista, e Giorgio Salvo (San Giuliano a 5 stelle), il quale ha sostenuto di non essere stato invitato al confronto. Giovanna Bugada, di “Fare Bene la città”: «Incentivare il dialogo con le banche, che hanno palesemente dimostrato di non volere la liquidazione di Genia mettendosi “alla finestra” per molti mesi. Con le banche si è parlato troppo poco, ma il loro atteggiamento è eloquente». Massimo Molteni (Sel-Federazione sinistra-La città che sale): «Le decisioni sulla rete gas saranno la partita decisiva per il futuro. Il Comune dovrà esercitare un controllo assoluto sugli appalti anche alla luce di possibili infiltrazioni illegali». Alessandro Lorenzano (Pd-Psi-Idv-Udc-Solidarietà e sviluppo): «Subito un tavolo aperto coi lavoratori. La ricetta per risanare? L’avevamo già: è quel piano che se fosse stato votato l’assestamento 2010 anziché sfiduciare Gina Greco, sarebbe arrivato in aula dieci giorni dopo». Marco Toni (Vivi Bene San Giuliano: «Revocare immediatamente le delibere del commissario prefettizio, che tolgono all’azienda servizi anche se questi risultano assolutamente gestibili come la manutenzione stradale e il verde. La proprietà Genia resti pubblica, no a immediati affidi a privati». Stefano Dornetti (Lega Nord) : «Lo scenario più probabile che troveremo di fronte dopo il voto è l’affido ai privati di alcune mansioni della nostra multiservizi. Il realismo impone di dirlo. Quindi metto come priorità la tutela dei posti di lavoro e la stesura di convenzioni con altre realtà produttive del territorio per la ricollocazione». Infine Sergio Borsato (Partito comunista dei lavoratori): «La proprietà non deve essere solo pubblica, ma anche autogestita. Bisogna estendere la portata della mobilitazione che i lavoratori hanno messo in campo negli ultimi mesi. Ai lavoratori Genia devono unirsi tutti gli altri precari, devono protestare anche marciando sulla Regione».

© RIPRODUZIONE RISERVATA