Spunta un pitone nel parco

La testa di un pitone tra l’erba del boschetto di Zivido. A fare l’inquietante scoperta nei giorni scorsi è stata la cittadina di San Giuliano Patrizia Menapace che, passeggiando con i suoi cani nel verde che circonda il quartiere Tiffany, ha scorto qualcosa di strano. «In un primo tempo - racconta -, sembrava una vecchia ciabatta, poi guardando meglio ho riconosciuto la testa del rettile. Non ho idea se nelle vicinanze ci fossero anche gli altri resti del serpente, in quanto mi sono fermata appena il tempo di fare qualche scatto con il cellulare, poi mi sono allontanata». Non solo è allarmante pensare che il pitone, che probabilmente qualcuno ha abbandonato dopo averlo tenuto per un periodo in casa in una teca, possa aver circolato da vivo, con il rischio che seminasse pericoli per gli avventori del parco, oltreché panico generale, ma resta anche l’interrogativo aperto sulle cause della morte. Certo, il ritrovamento, oltre ad alzare una serie di domande, torna a portare alla ribalta un capitolo fatto di proprietari di animali esotici che, dopo averli tenuti per un periodo in casa, quando cominciano a diventare presenze scomode, se ne sbarazzano, senza ricorrere agli appositi servizi. In questo tratto di hinterland negli anni scorsi il fenomeno ha coinvolto soprattutto razze di tartarughe provenienti da Paesi lontani che man mano che diventavano grosse sono state lasciate sui cigli delle strade o in prossimità del laghetto di San Donato, dove se ne sono scorgono numerosi esemplari.

«In questi giorni - spiega il responsabile della sezione del Wwf Sudmilano, Giorgio Bianchini -, su quell’area diventerà operativo un nostro addetto, a cui chiederemo di effettuare alcune verifiche. Rimane il problema dell’inciviltà di chi, senza rendersi conto delle conseguenze, si sbarazza in questo modo di animali esotici: sono fatti che purtroppo non si riesce a prevenire». A questo punto verranno quindi effettuati dei sopralluoghi, insieme ad una pulizia nel tratto del ritrovamento, ovvero vicino allo stagno. Del resto sono passati alcuni giorni, ma forse la testa del pitone, che non si sa quali traversie abbia affrontato, è tutt’ora allo stesso posto, dove potrebbe ancora passare davanti agli occhi di qualche attento frequentatore del bosco urbano che separa la via Emilia dai quartieri residenziali. Per il resto il caso lascia aperta qualche incognita, che difficilmente troverà spiegazioni.

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