Sara Ippolito, bloccata l’archiviazione

Udienza con i legali dei medici e della famiglia

Il giudice delle indagini preliminari blocca la richiesta di archiviazione dell'indagine per lesioni gravissime colpose per Sara Ippolito, la studentessa di Torrevecchia Pia che, operata di appendicite il 15 gennaio 2010 all’ospedale Pradabissi di Vizzolo, a 16 anni ancora da compiere, la mattina successiva era stata colpita da ripetuti arresti cardiocircolatori e da allora è in stato vegetativo, in coma. Per questo dramma la procura della Repubblica di Lodi, dopo che il procuratore capo Giovanni Pescarzoli aveva ricevuto un esposto dai genitori, aveva iscritto sul registro degli indagati tre medici della pediatria del Predabissi, le dottoresse P.G., C.E. ed E.R.. Ma finora non c’è mai stata la necessità di interrogarle in qualità di indagati, al punto che solamente nelle scorse ore, quando il gip Andrea Pirola ha deciso di fissare un’udienza prima di valutare la sorte dell’inchiesta, è stato nominato per loro un legale, d'ufficio.

L'udienza, in camera di consiglio, si terrà entro la fine di gennaio e compariranno sia il legale della famiglia Ippolito, l’avvocato Claudio Santandrea di Milano, sia, se lo vorranno, le tre indagate. A quel punto tre saranno le possibilità: l'archiviazione, l'imputazione coatta (un immediato rinvio a giudizio) oppure la richiesta di un supplemento di indagini.

«Stante l’impossibilità di accertare cosa fosse successo durante l'intervento di appendicectomia, in mancanza di un’autopsia, noi sosteniamo che sia mancata l'attenzione, durante la degenza post operatoria in reparto, ai segnali di sofferenza della ragazza - spiega l'avvocato Santandrea -: le mancava il respiro ma si è avuta l’impressione che la rimproverassero di essere solo agitata, mentre in realtà aveva il sangue sempre più povero di ossigeno». Per l’avvocato della famiglia, «poco importa che l’operazione di appendicectomia fosse stata effettuata, con buona probabilità, inutilmente: non c’è prova di un nesso causale tra l'intervento e il successivo peggioramento».

La famiglia, che ha anche rivolto un appello al presidente della Repubblica, al governatore della Lombardia Roberto Formigoni e ai vertici della giustizia milanese e lodigiana, aveva anche fatto pervenire nei giorni scorsi una memoria al gip dopo aver appreso della richiesta di archiviazione avanzata dal pm Giampaolo Melchionna.

Sara intanto continua a dover essere assistita, con tracheotomia e alimentazione per sondino, in un reparto della casa di riposo Pio Albergo Trivulzio di Milano. Per il risarcimento del danno, chiesto dai genitori in sede civile, erano emersi problemi di copertura per il succedersi delle polizze di responsabilità che coprivano il presidio, mentre è più probabile che si facciano avanti le assicurazioni dei medici chiamati in causa. Intanto il consigliere regionale Giulio Cavalli si prepara a sollecitare l'assessorato alla famiglia ad assicurare ai genitori di Sara le ricorse necessarie per poterla assistere quando potrà, come auspicato dai medici, tornare a casa.

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