San Giuliano, 80 mobilità alla Bindi

Soffia aria di crisi anche sul colosso sangiulianese Bindi che, in un clima di flessione dei consumi, si accinge ad aprire una procedura di mobilità per circa 80 addetti al magazzino, in vista dell’esternalizzazione del settore legato allo stoccaggio. In base agli elementi forniti all’azienda nel corso della trattativa con i sindacati, si parla di un calo produttivo del 7 per cento nel primo semestre.

Da questi dati ha preso quota quella che è la prima strategia “taglia - costi” con coinvolgimento sul personale della storia Bindi. La partita si è già conclusa con un accordo, che sta per entrare nel vivo, sottoscritto in Assolombarda nel mese luglio da tutte le sigle sindacali. A ridosso dell’avvio della procedura, mentre il Partito comunista dei lavoratori preannuncia battaglia, la Cgil difende a spada tratta il punto di incontro raggiunto con la proprietà. «Innanzitutto - spiega Claudio Superchi della Flai Cgil -, la mobilità sarà su base volontaria ed è rivolta solo a figure in età pre - pensionabile o che diventeranno tali nell’arco di 18 mesi, in cui resterà aperta la procedura. Solo 10 dipendenti non pensionabili sono compresi nella mobilità e questi potranno essere riassorbiti all’interno dell’azienda con altre mansioni. Rispetto alla posizione iniziale dell’azienda, che nell’arco del 2011 si è trovata costretta a programmare dalle 10 alle 15 fermate per un calo degli ordini, siamo riusciti ad attutire al massimo l’impatto». Ed entrando nelle specifico, sottolinea: «Dal momento che stiamo parlando di un’azienda il cui processo di produzione prevede molta manodopera, che fa la qualità del prodotto, per restare concorrenziale sul mercato si è trovata a procedere con un piano di ristrutturazione. Di fronte a questa esigenza, abbiamo cercato di tutelare al massimo i lavoratori, con cui ci siamo confrontati nel corso delle assemblee. Visti i termini dell’accordo ritengo che l’obiettivo è stato raggiunto, in quanto nessuno sarà costretto a lasciare il posto di lavoro». Sembra peraltro che con l’esternalizzazione del magazzino, insieme ad altri correttivi di carattere organizzativo, per Bindi ci siano buone prospettive di uscire da una parentesi non propriamente florida. Dall’altra parte della barricata in una nota divulgata ieri il Partito comunista dei lavoratori, che ha organizzato un volantinaggio mercoledì di fronte al quartier generale dello stabilimento dolciario, dal canto suo fa notare: «Anche se l’azienda risentisse della crisi, perché dovrebbero essere i lavoratori (operai e impiegati) a dovere accettare il taglio di salari e posti di lavoro? Perché i padroni non si devono assumere fino in fondo le loro responsabilità e rinunciare a qualcosa anche loro?».

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