San Donato, via libera alla nuova cittadella Eni

Arriva il “sì“ del consiglio comunale

Sesto palazzo uffici, il dado è tratto. Nella notte fra giovedì e venerdì l’aula consiliare ha dato il via libera alla prima cittadella Eni costruita nel nuovo secolo. È arrivato con 18 voti favorevoli e uno solo contrario, Massimiliano Mistretta di Rifondazione comunista, rimasto al suo posto. Tutte le altre opposizioni alle 3 di notte avevano abbandonato le sedie. L’amministrazione di Mario Dompé mette in carniere l’atto che rappresenta probabilmente il vertice di un quinquennio alla guida della città. Il centrodestra ha posto le condizioni per un nuovo capitolo nella storia che lega il “cane a sei zampe” a San Donato. A questo punto - ricorsi al Tar permettendo - la città è legittimata a domandarsi non più il “se”, ma il “quando” delle prime opere. Gli aspetti di fondo ormai sono noti a molti: il valore economico dell’investimento è 230 milioni di euro, ci lavoreranno 3400 dipendenti, i cantieri potrebbero mettersi all’opera verso la fine dell’anno prossimo una volta proceduto alle demolizioni di turno, e sigillare il tutto entro il 2014. Rispetto a questi connotati della variante al Piano regolatore, il prolungato confronto di giovedì sera ha aggiunto ulteriori chiarimenti, in parte strutturati come “controdeduzioni” rispetto alle osservazioni depositate durante l’intervallo fra l’adozione e l’approvazione finale. In sala sono state distribuite alcune proiezioni relative al possibile gettito dei 1116 parcheggi che verranno costruiti sotto le torri e trasferiti al comune come opera a standard. Calcolando che negli stalli liberi l’occupazione media sia del 40 per cento, con il 10 “fisiologico” di evasione, le casse del municipio ricaverebbero 330mila euro l’anno; a questi va aggiunto il pattuito abbonamento degli stessi dipendenti Eni-Snam, che vale altri 648mila per dodici mesi. Quindi, spendendo 260mila euro per la segnaletica iniziale e le manutenzioni compresa sorveglianza, stando bassi con le previsioni d’uso, ogni anno si presume un margine medio attorno ai 650mila. Il primo cittadino già guarda oltre il sesto: «La collaborazione con Eni - evidenzia Dompé - si estenderà a progetti legati alla posa di pannelli solari in via Caviaga e sul’area parking, in modo da trasformare gradualmente San Donato in una città a basso impatto ecologico». Nelle parole del sindaco c’è inoltre la soddisfazione per «la ripresa di un rapporto interrotto da vent’anni tra Eni e la San Donato, un dialogo che significa eccellenza». Le minoranze hanno esternato la loro convinzione che il nuovo centro direzionale Eni poco o nulla regali a San Donato con un atto eloquente: andandosene tutti. In precedenza Andrea Battocchio (Pd) aveva provato a far votare una pregiudiziale di illegittimità ipotizzando che ci sia conflitto tra Parco Sud e variante urbanistica sul discorso Monticello. Pregiudiziale bocciata. Secondo Gabriella Achilli l’errore è stato chiaro: «Interlocuzione debolissima del comune rispetto ad Eni. Il campus stravolge completamente il rapporto verde pro capite da quando esiste Metanopoli». Angelo Bigagnoli (Pd) rammenta, oltre all’esistenza di un ricorso su tutta l’operazione, «la non inclusione nella convenzione votata delle tabelle sul gettito dei nuovi parcheggi. Le previsioni, in altri termini, sono del tutto spannometriche ».

Emanuele Dolcini

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