SAN DONATO Rientrati tutti i sanitari sospesi, il personale del Policlinico adesso è al completo

In tre hanno deciso di aderire alla campagna vaccinale, altri tre sono esenti. Due infermiere vaccinate in Romania hanno dovuto affrontare una lunga trafila burocratica

Con il recente rientro di otto sanitari che erano stati sospesi in quanto non vaccinati, il Policlinico San Donato è tornato ad avere un organico di personale al completo. Il ristretto gruppo di dipendenti del nosocomio che per un periodo di tempo è rimasto a casa, rinunciando allo stipendio, era composto da sette infermieri e da un ausiliario. Tra loro c’erano anche due infermiere che avevano effettuato il vaccino in Romania, il loro Paese di origine, ma che per mettersi in regola hanno dovuto affrontare una lunga trafila burocratica.

Nonostante infatti a entrambe fosse stato somministrato un siero che viene utilizzato anche in Italia, affinché figurassero negli elenchi ufficiali degli immunizzati, sono stati necessari comunque una serie di passaggi che si sono poi conclusi positivamente consentendo alle due lavoratrici di indossare nuovamente il camice. Mentre tre operatori hanno esibito un certificato di esenzione dal vaccino, pertanto, come prevede la normativa, hanno potuto normalmente riprendere a lavorare. E altri tre, dopo le perplessità iniziali, hanno deciso di aderire alla campagna vaccinale per tornare nelle corsie insieme ai loro colleghi.

In ogni caso in linea generale l’adesione al vaccino nell’ospedale del Gruppo Rotelli è stata da subito molto elevata. Lo dimostra il fatto che quando nel settembre scorso sono entrate in vigore le restrizioni per i sanitari non immunizzati, tutti i medici erano già vaccinati ormai da mesi, così come anche gli altri operatori.

Del resto il Policlinico San Donato è stato uno degli ospedali che l’anno scorso in questa stagione contava nei propri reparti un centinaio di malati Covid. Degenti che sono stati assistiti dal personale che, ondata dopo ondata, è sempre rimasto in prima linea a fianco dei malati che soffrivano, provando direttamente la paura di ammalarsi e di contagiare i propri cari. Alcune dottoresse in un’intervista rilasciata al «Cittadino» nei mesi scorsi avevano confidato che nella prima ondata di epidemia si erano alternate in un appartamento in affitto per evitare di rientrare a casa, dove avrebbero corso il rischio di trasmettere il virus ai propri familiari. Pertanto, dopo un periodo così difficile, tra gennaio e febbraio del 2021 i sanitari hanno salutato con favore la possibilità di proteggersi il prima possibile dalla malattia. E ora per molti di loro è già arrivato il momento della terza dose.

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