San Donato, chiesta l’archiviazione per l’omicidio del piccolo Federico

Due anni fa la morte per mano del padre

Chiesta l’archiviazione per la morte del piccolo Federico Barakat: secondo il pubblico ministero di Milano Cristiana Roveda non c’è nessuno responsabile per quella morte, a due anni di distanza dai fatti. Una richiesta a cui naturalmente l’avvocato di Antonella Penati, madre del piccolo assassinato dal padre all’interno del centro socio sanitario di via Sergnano, si è opposto presentando prove e testimonianze che ora dovranno essere valutate dal gip.

«La richiesta di archiviazione non è fondata - spiega il legale Federico Sinicato, del foro di Milano -, è stata scritta male, di fretta, dopo la nostra richiesta di avocazione del procedimento alla procura generale. Il pm ha dimenticato per esempio di inserire alcuni elementi raccolti in fase di indagine che sono determinanti». Elementi che, secondo lui e la sua assistita, potrebbero dimostrare il ruolo avuto in questa tragedia dai servizi sociali del comune, che avevano tutte le informazioni necessarie (a suo avviso) per prendere i provvedimenti che avrebbero evitato la tragedia. Il tribunale dei minorenni, infatti, aveva incaricato proprio il comune di San Donato, affidatario del piccolo, di regolamentare “nell’esclusivo interesse del minore” i rapporti tra quest’ultimo e il padre, avendo cura che inizialmente tali rapporti avvenissero in spazio protetto e osservato.

«Secondo il pm i servizi sociali avevano il mandato, definito dal tribunale dei minori, di tutelare il rapporto padre-figlio, ma non la responsabilità della tutela del bambino in quanto tale. Inoltre ha svalutato gli allarmi lanciati dalla madre del piccolo: secondo il pm, infatti, le minacce erano rivolte alla madre e questo non poteva essere un segnale di pericolo anche per il figlio, senza considerare che se uno è violento lo può essere con tutti, in ogni momento. Non c’è nemmeno una parola, infine, sui problemi psichici dell’uomo».

Due testimoni, inoltre, hanno riferito che il giorno prima dell’omicidio il padre di Federico si era presentato, completamente alterato e fuori di sè, all’Asl di via Sergnano chiedendo di vedere il figlio, ma era stato buttato fuori senza troppi complimenti. «Il giorno dopo, invece, l’incontro si è svolto come se niente fosse». E l’uomo si è presentato armato di coltello e pistola, usate per massacrare il piccolo Federico e poi per uccidere se stesso.

Ora la parola passa al gip, che nei prossimi giorni dovrà fissare l’udienza in cui deciderà se archiviare tutto il procedimento oppure accogliere le richieste dell’avvocato e della donna. Quest’ultima, ancora alla ricerca di giustizia dopo due anni dalla perdita del figlio, è sconvolta dalla possibilità che nessuno sia chiamato a rispondere per quella tragedia. «Ho preso malissimo questa richiesta - dice con un filo di voce -, ma confido ancora che il procedimento venga affidato a un giudice “decente” che possa fare giustizia».

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