Parla Dalla Chiesa e i ragazzi ridono

Sulla mafia non si scherza. È bastato un po’ di chiacchiericcio in sala per far sì che Nando Dalla Chiesa perdesse le staffe: dopo aver richiamato duramente all’ordine un drappello di studenti rumorosi, il docente ha abbandonato il Troisi infuriato. Un siparietto amaro che, ieri mattina, ha “macchiato” un incontro ricco di importanti personalità dell’antimafia, venute a raccontare ai ragazzi delle terze medie sandonatesi le loro esperienze. Prima del colpo di scena si è parlato di mafia e di infiltrazioni al Nord, con toni fin da subito assai coinvolti. Dalla Chiesa, figlio del generale ucciso nel 1982 e professore di sociologia della criminalità organizzata all’università di Milano, non ha usato mezzi termini nel denunciare l’indifferenza con cui viene trattata la presenza visibile delle cosche. L’esempio più calzante riguarda «il racket dello smaltimento rifiuti, che gli imprenditori affidano alla ‘ndrangheta per pagare di meno: file di camion vanno e vengono dai luoghi di sotterramento, ma nessuno si chiede nulla». In questo modo «la mafia riesce a realizzare la propria idea di società, con gli obiettivi del massimo guadagno e dell’inesistenza di valori morali». Un perfetto anti-stato: come ha illustrato Dario Meini, nipote del giudice Antonino Caponnetto, «la criminalità mafiosa persegue il potere per sé, assoggettando chi sta intorno. Il principio dello stato democratico è invece la socialità del bene, il fatto che il benessere del singolo deriva da quello collettivo». È intervenuto anche Renato Scalia, della fondazione Caponnetto, prima che le cose precipitassero.

Al momento delle domande, in un angolo della sala, un gruppetto di studenti si fa prendere dalla ridarella. Dalla Chiesa, visibilmente nervoso, se ne accorge e non gradisce, scende dal palco e li affronta di petto, severamente: «Non ho mai visto in vita mia persone tanto insensibili. Ora capite come ci sentiamo a fare questo lavoro, circondati da questa umanità. Non ho tempo da perdere. Andandomene forse qualcuno capirà». Detto fatto, il docente si allontana dal teatro, nel silenzioso imbarazzo di pubblico, autorità (presenti il sindaco Andrea Checchi e l’assessore alla cultura Chiara Papetti) e delle dirigenti scolastiche Fiorita Tirone e Maria Grazia Sabella. Con le facce scure si va avanti, dando il via alla premiazione di 24 studenti, tra Galilei e De Gasperi, distintisi per meriti scolastici e doti sociali.

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