«Ora vedo la vita in modo diverso»
La storia del 36enne Stefano Carelli, colpito da una grave malattia, che ha trascorso 153 giorni in ospedale subendo una serie di interventi chirurgici
Pochi mesi fa lottava tra la vita e la morte, ma ora è di nuovo al lavoro nella libreria di via Zuavi. «Mi sono visto la morte in faccia, ora vedo la vita in modo diverso». È la storia del 36enne Stefano Carelli, titolare a metà di via Zuavi della libreria Mondadori e della cartoleria “Paginadopopagina”, che all’inizio dell’anno ha rischiato davvero di “lasciarci la pelle”. In vacanza negli Urali per festeggiare il Natale ortodosso in compagnia della fidanzata e degli amici lodigiani residenti in Romania, Stefano era rimasto vittima di una gravissima forma di pancreatite, patologia di cui soffriva già da un paio d’anni.
E da lì è iniziato un vero e proprio calvario che, dopo il ritorno in Italia, l’ha visto ricoverato per ben 153 giorni al Predabissi, 60 dei quali trascorsi in coma farmacologico nel reparto di terapia intensiva. Sottoposto a svariati interventi chirurgici, ha dovuto pure fare i conti con un “batterio killer”. Ma alla fine ce l’ha fatta. E così, quando lo scorso giugno ha lasciato l’ospedale di Vizzolo, il papà Alessandro e la mamma Lucia hanno acquistato una pagina del «Cittadino» per ringraziare i medici e gli operatori del Predabissi. Adesso lo si può incontrare nella cartoleria a metà di via Zuavi dove in questi giorni, dopo altri due mesi di riabilitazione nella clinica di Ponte dell’Olio, ha ripreso la sua attività a pochi metri dal cuore di Melegnano.
«Nel pomeriggio la riabilitazione continua al centro don Gnocchi di San Giuliano - racconta Stefano, che vive con la famiglia a Cerro -, ma il peggio sembra essere definitivamente alle spalle». Sul suo volto ci sono ancora i segni del lungo calvario, ma il giovane abbozza finalmente un sorriso. «Il momento più bello? Quando a Ponte dell’Olio mi hanno detto che avrei potuto lasciare la stanza con le mie gambe - ricorda con un pizzico di commozione -. Era da quasi sei mesi che non vedevo la luce del sole: dopo tutto quel tempo a letto, infatti, le ossa non erano più in grado di sorreggermi. Quella è stata davvero la gioia più grande. Il momento peggiore, invece, l’ho vissuto durante il periodo trascorso in coma. Anche nei momenti più difficili, però - grazie ai miei genitori, alla mia fidanzata e a tutti coloro che mi sono stati vicini -, non ho mai perso la speranza. Sono sempre stato convinto che alla fine ce l’avrei fatta». Il resto è storia di questi giorni, quando Carelli ha ripreso l’attività nella libreria di via Zuavi. «Sta di fatto che la malattia mi ha profondamente cambiato - continua il 36enne, la cui famiglia è molto conosciuta nel Melegnanese -. Ora le priorità sono altre e i punti di vista differenti. Ho imparato a gustare le piccole cose, quelle cui sino a poco tempo non prestavo la minima attenzione. Quando ti vedi la morte in faccia, del resto, impari per forza a vedere la vita in modo diverso».
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