Oldani vuole scuotere l’Europa

L’artista sta organizzando un volo dimostrativo allo scopo di sensibilizzare chi siede nella stanza dei bottoni sui massacri perpetrati ai danni dei cristiani

Parole in viaggio, su nel cielo, per portare un messaggio all’Unione europea. Perché prenda una posizione sulla persecuzione dei cristiani nel mondo. Perché «non se ne stia lì, molle come un fico, senza avere nulla da dire». Un poeta e la sua pattuglia di aerei, in volo verso Bruxelles. Per dire qualcosa a chi siede nelle stanze dei bottoni del macrocontinente unito; perché anche un poeta, «un cristiano sgangherato che si indigna come me», si autodefinisce Guido Oldani, padre del realismo terminale, tra i massimi esponenti della poesia contemporanea, di stanza a Melegnano, può fare qualcosa per sensibilizzare l’Occidente alla cristianità. Organizzando un volo dimostrativo verso una delle città simbolo dell’Unione, con un messaggio di umanità. L’idea, che per ora ha già raccolto le adesioni di tre appassionati amici proprietari di piccoli aerei da turismo, è semplice, quanto provocatoria e d’impatto. È quella di un poeta che, con le sue parole, la sua riflessione sull’uomo e sulla società, tocca il cielo di mezza Europa, sfida le cime delle Alpi e approda a Bruxelles, per dare il suo messaggio in pompa magna a chi conta nei meccanismi della democrazia europea. Un’Europa «che non ha mai un’opinione di niente e su niente - spiega Oldani - , in cui tutto ci succede attorno mentre diventiamo sempre più ciechi e sordi. A 30 anni, Beethoven cominciava a perdere l’udito e a dover cominciare a immaginare quello che non avrebbe mai sentito. Noi siamo già completamente sordi, incapaci di cogliere il grido di dolore mentre pensiamo alle ferie da fare».

Per questo Oldani ha cominciato a pensare ad un messaggio da lanciare all’Europa, inizialmente ipotizzando di lanciarlo testualmente dagli aerei degli amici sul cielo di Bruxelles, in una inconsueta e poetica pioggia di parole pro cristiani. I precursori, in quest’impresa, ci sarebbero, per motivi diversi. Lo ha fatto Gabriele D’Annunzio a Vienna, nel 1920, per chiedere ai viennesi di rinunciare all’uniforme prussiana. Lo avevano fatto a Firenze gli alleati nel 1944, per chiedere ai fiorentini di ribellarsi ai nazisti liberando insieme agli americani la città. Anche se, in questo caso, il rischio di incorrere in guai con la giustizia estera sarebbe concreto. «Non sarebbe la prima volta - ricorda il poeta che sfida Bruxelles - , dopo il volo non autorizzato sopra il mausoleo naturale di Bascapè, dove è morto Enrico Mattei, che ho sorvolato con l’amico Riccardo Grecchi per lasciar cadere un fiore su quei luoghi, prima di essere intercettato dall’aviazione civile, che ci ha avvistato nel corridoio aereo dell’aereporto di Linate». All’epoca del volo clandestino, non successe nulla. I due finsero un atterraggio su una pista, per poi deviare su un’altra. «Non successe nulla perché non si sa mai cosa fare con i poeti - suppone Oldani - : cosa potrebbero fare, arrestarmi? Se lo immagina un poeta in galera?». Rimane il limite del lungo viaggio, sopra le Alpi, e dell’organizzazione complessa, «ma credo che un’impresa simile possa aiutare anche l’immagine dell’Italia, nel semestre italiano di presidenza dell’Unione».

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