L’ultima missione del dottor Frigiola nell’inferno siriano

Alessandro Frigiola, il “guru” degli interventi a cuore aperto, è appena rientrato da Damasco, Sotto le bombe della Siria, senza nascondere che «un po’ di paura ce l’aveva», è riuscito ad operare 8 bambini nell’ospedale che lui e la sua associazione “Bambini cadiopatici nel mondo” ha fatto costruire per far fronte alla situazione di guerra. «L’embargo - racconta - ha messo a dura prova l’ospedale. Il materiale che serve per gli interventi non arriva. In questi giorni abbiamo visitato tutti i piccoli pazienti e operato quelli più urgenti e che erano in attesa di un intervento da tanto tempo. Abbiamo portato sul posto 60 ossigenatori per operare a cuore aperto gli ammalati. Ora, con questo materiale, i colleghi siriani potranno operare ancora 50 bambini, poi porteremo altro materiale».

Frigiola, codirettore dell’area cardiochirurgica al Policlinico di San Donato, da anni è promotore di missioni salvavita nei Paesi del mondo più in crisi. «Purtroppo - racconta - il centro di Damasco - continua a lavorare, ma proprio a causa dell’embargo i colleghi non riescono ad operare più di un bambino al giorno. Qui a Damasco il clima è tranquillo, la città è piena di auto, ma in periferia la situazione è molto critica, le strade sono in mano all’Isis. Ho parlato con i ministri di là e con i colleghi. Loro sono ottimisti: assicurano che si possa tornare ad una condizione di pace nel giro di poco tempo. Speriamo». L’ospedale è stato costruito nel 2000 e inaugurato il 24 aprile del 2011 proprio all’inizio della guerra.

«Vengono operati 250 bambini all’anno - spiega -. Prima il numero dei bambini operati era pari a zero».

In questo periodo Frigiola e la sua associazione stanno raccogliendo fondi per mandare gli strumenti utili ai medici per operare sempre più bambini a cuore aperto.

«In alcuni casi, invece - precisa - organizziamo il trasporto a San Donato dei bambini che non possono essere operati in loco. Anche loro hanno diritto di vivere come tutti gli altri. Il progetto si chiama “Cuore in emergenza” e riguarda anche l’Iraq, Damasco, il Cairo e i Paesi in guerra. 

«Speriamo - dice il professore - di arrivare a circa 40 bambini all’anno portati in Italia. Dipende da quanti fondi riusciamo a raccogliere. Per ogni intervento servono tra i 15mila e i 16mila euro. In questi anni abbiamo operato più di 2700 minori all’estero e promosso più di 300 borse di studio. A gennaio costruiremo anche un nuovo ospedale in Senegal. Ne abbiamo finito uno in Camerun ed Etiopia. Stiamo collaborando anche con l’Iraq. Il chirurgo che è stato 6 anni ad imparare a San Donato oggi è direttore del centro in Kurdistan e ha già operato 60 bambini in 3 mesi».

Gli italiani che volessero dare una mano a salvare sempre più vite umane possono trovare le modalità per rendersi utili sul sito www.bambinicardiopatici.it. «Grazie alla solidarietà della gente - conclude il professore di San Donato - possiamo aumentare il numero dei bambini che vengono operati nel mondo. Possiamo salvare la vita ancora a milioni di piccoli ammalati».

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