L’odissea di un imprenditore ucraino:
«Al Policlinico mi hanno salvato due volte»

Alexei Mikheev, in attesa di un intervento a San Donato, era rimasto bloccato a Kiev

Alexei Mikheev doveva sottoporsi ad un intervento di cardiochirurgia già programmato presso il Policlinico San Donato, ma si è trovato bloccato in Ucraina a causa della guerra: lo ha salvato una lettera del cardiochirurgo che doveva operarlo, Andrea Garatti, grazie alla quale è riuscito a varcare il confine. L’odissea del 42enne di origine ucraina, che da circa 30 anni fa spola tra l’Italia e il suo Paese per seguire l’attività di famiglia nel settore della moda, è iniziata il giorno dell’invasione russa.

«Sapevamo che c’era un clima di forte tensione - osserva -, ma non immaginavamo che le truppe russe arrivassero così rapidamente vicino a Kiev dove io mi trovavo con mia moglie e i miei due bambini. Il 24 febbraio abbiamo sentito il forte boato di un missile russo - racconta Alexei - : eravamo spaventati, avevo già acquistato i biglietti aerei con partenza il 29 febbraio in quanto dovevo tornare in Italia per essere sottoposto ad un’operazione cardiaca presso il Policlinico San Donato. Nelle settimane precedenti infatti - prosegue - avevo effettuato degli accertamenti clinici in base ai quali era emersa la necessità di mettere una valvola al cuore». Alexei ha aspettato qualche ora per capire come fare ad uscire dal Paese, dopodiché ha deciso di caricare la macchina di bagagli e di mettersi in viaggio con la sua famiglia per dirigersi verso la Romania. Ma quando è arrivato al confine ha trovato una coda infinita. «Ho impiegato 7 ore per percorrere un chilometro - fa presente -, intanto ho iniziato a sentirmi poco bene, quindi ho deciso di cambiare strada puntando verso ovest per avvicinarsi all’Ungheria». Ma durante il percorso Alexei è venuto a sapere che era stata emanata la legge marziale che impediva agli uomini dai 18 ai 60 anni di uscire dal Paese. «Ho detto a mia moglie di proseguire da sola il viaggio per portare al sicuro i bambini, ma lei si è rifiutata di lasciarmi solo. Allora ho chiesto aiuto a mia mamma che vive a Monza - ricorda il diretto interessato -: lei si è messa subito in contatto con il Policlinico e con il dottor Garatti che ci ha inviato via email la lettera in cui ha reso note le mie condizioni di salute che richiedevano un intervento in tempi brevi. Con questo documento in mano, mi sono recato in un distretto militare dove tramite una visita hanno accertato che il mio cuore aveva dei problemi e pertanto mi hanno concesso una sospensione per tre mesi». Alexei è così arrivato in Italia e nelle settimane successive è stato operato presso il Policlinico San Donato dove ha appena concluso la riabilitazione. A distanza di un giorno dalle dimissioni, mostrandosi molto sollevato, il protagonista di questa storia ieri ha affermato: «Ho ringraziato il dottor Garatti per avermi salvato la vita due volte: la prima con la lettera che mi ha fatto lasciare l’Ucraina e la seconda con l’intervento che mi ha rimesso in salute».

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