Lo strazio dei colleghi del medico ucciso a San Donato: «Abbiamo salutato Giorgio, un minuto dopo era a terra»

La direttrice sanitaria del Policlinico racconta gli ultimi istanti prima dell’aggressione costata la vita al dottor Falcetto, i colleghi del dottore lo hanno subito soccorso: «Era in condizioni disperate»

«I colleghi avevano salutato Giorgio un minuto prima e all’improvviso si sono trovati a soccorrerlo in condizioni disperate».

Il direttore sanitario del Policlinico San Donato Maria Teresa Cuppone nella mattina di ieri ha rotto il silenzio in cui si era chiuso tutto il personale dell’ospedale nelle ore ancora segnate da una speranzosa attesa che il dottor Giorgio Falcetto, ridotto in fin di vita martedì mattina dal suo aggressore, potesse riprendersi nonostante il suo quadro clinico fosse apparso subito molto critico. Purtroppo il medico 76enne del pronto soccorso è morto nella serata di mercoledì, nonostante una delicata operazione di neurochirurgia alla quale era stato sottoposto. La dottoressa Cuppone martedì mattina, non appena ricevuta la notizia dell’aggressione a colpi di accetta, ha lasciato il suo ufficio per raggiungere di corsa l’area del pronto soccorso dove ha trovato i colleghi del medico chini su di lui che stavano cercando di rianimarlo.

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«Nonostante il coinvolgimento emotivo del personale sanitario che aveva lavorato fino a quel momento al suo fianco - osserva - ho visto in loro una grandissima professionalità: gli infermieri, i rianimatori, gli anestesisti, tutti hanno fatto la loro parte con massima competenza per tenere Giorgio in vita affinché potesse arrivare al San Raffaele nelle condizioni necessarie per essere sottoposto a un intervento di neurochirurgia». Il direttore sanitario spiega così che intorno al chirurgo si era creata una vera e propria mobilitazione per salvargli la vita. Del resto era un uomo forte, che all’età di 76 anni era ancora in buona salute e nello spirito non solo di continuare a svolgere il proprio lavoro, ma anche di affrontare i faticosi turni di notte. «Giorgio era sereno - racconta Cuppone -, trasmetteva tranquillità ai pazienti, un bravo medico e una bella persona con un grande spessore umano: nel ricordarlo lo chiamo per nome, come ho sempre fatto quando lo incontravo sorridente in ospedale. Lavorava con noi dal 2009 - riprende - , un chirurgo capace, che aveva buoni rapporti con i colleghi, un carattere mite, che non avrebbe mai raccolto una provocazione. La sua grande passione era il proprio lavoro, gli piaceva stare vicino ai pazienti che sapeva confortare, aveva sempre la parola giusta per tutti, non l’ho mai visto arrabbiato o nervoso. È difficile trovare le parole per commentare una tragedia di queste dimensioni - confida -: su quanto è accaduto faranno luce le indagini, ma posso dire che la morte di Giorgio ha scosso profondamente tutti noi, che non possiamo fare altro che unirci al dolore della famiglia alla quale il personale del Policlinico San Donato, il presidente e la famiglia Rotelli rivolgono le più sentite condoglianze». Chi conosceva il dottor Falcetto ha ben impresso l’esempio che ha lasciato come medico che dopo gli studi non si è più fermato fino ad un minuto prima di essere colpito con una ferocia inspiegabile. «Lo voglio ricordare sorridente - conclude la Cuppone - , perché questo era l’atteggiamento con cui si presentava a tutti».

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