«L’Inps vuole da me ottomila euro»

L’Inps le ha chiesto la restituzione di oltre 8mila euro. Dicono che suo papà percepiva la pensione e aveva in contemporanea un lavoro autonomo.

Peccato che suo papà, invece, fosse operaio e che nel periodo contestato abitasse addirittura in Canada.

«Magari sì - confermano, andando dietro alla figlia che contesta -, può essere un caso di omonimia, ma se non viene qua, negli uffici di Milano, vi tagliamo la pensione». La donna ha un diavolo per capello.

«Se la prendono con la povera gente - commenta Maria Antonietta Di Matteo , che ha 58 anni e a sua volta fa fatica a camminare, dalla sua casa di Comazzo -, è una vergogna. Chissà quante altre persone hanno ricevuto una lettera come la mia. Voglio allertare tutti di stare attenti. Mio papà ha 84 anni ed è invalido al 100 per cento. Prende 240 euro al mese. Oggi mi è arrivata una lettera dall’Inps di Milano nord nella quale mi chiedono di versare 8mila 536 euro in 30 giorni perché le pensioni non sono cumulabili con redditi da lavoro autonomo. “Se non viene qua il prossimo mese gli tagliamo la pensione”, scrivono. Figuriamoci. Anch’io sono invalida, lo sono al 70 per cento. Devo contattare l’Auser e dobbiamo farci portare a Milano per dimostrare all’Inps che non gli dobbiamo nulla. Non toccano le pensioni d’oro e poi chiedono 8mila euro agli invalidi, Complimenti. Hanno dato all’Inps il compito di collettare soldi dai poveracci e dagli 84enni. Questo significa giocare sporco. Mio papà Antonio non ha mai avuto un lavoro autonomo, è in pensione dal ‘91 e dal 2000 al 2005, periodo contestato, abitava in Canada. Se ne andò lì nel 71, infatti, perché qui non trovava lavoro.Era operaio specializzato, stampista. Io andai nel 2007 e tornammo in Italia insieme. Tra la pensione canadese e quella italiana percepiva 850 euro. Hanno detto che forse sì, si tratta di una omonimia, ma che se non andiamo da loro ci tagliano la pensione. Posso anche rateizzare il debito, hanno detto. Mio padre ha 84 anni, cosa vogliono che rateizzi. Mi chiedo anche perché non ci trasferiscono le pratiche a Lodi come abbiamo richiesto. Altro che forconi, qui ci vogliono i cannoni».

Papà Di Matteo ha l’invalidità al 100 per cento, in quanto ha avuto il cancro alla prostata e alla vescica e fa fatica a camminare.

«Io mi chiedo come si possono permettere di dire che è una omonimia, ma che se non vado a Milano mi tolgono la pensione. Mio papà soffre anche di mal d’auto - dice la 58enne-. Spostarci è comunque un disagio. La gente imbroglia con le pensioni e noi dobbiamo pagare. Voglio che le persone siano informate di quello che sta succedendo, che se ricevono lettere di questo tenore dimostrino che è una truffa. Vado all’Inps con una mazza da baseball, intanto in prigione non c’è posto. Lotterò per ottenere i miei diritti».

© RIPRODUZIONE RISERVATA